Le minacce russe si estendono alla Moldova
Esistono due modi per innescare un’escalation in un conflitto. Il primo è “verticale” e consiste nell’uso di nuove armi o nell’assunzione di nuovi obiettivi. È quello che fa Vladimir Putin da qualche settimana, colpendo le città e le infrastrutture ucraine.
Il secondo è “orizzontale” e comporta l’estensione del conflitto a nuovi territori. È la minaccia che oggi incombe sulla Moldova, un piccolo paese nato dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, vicino dell’Ucraina e della Romania (di cui parla la stessa lingua).
Questa minaccia è stata denunciata pubblicamente il 13 febbraio dalla presidente del paese Maia Sandu, che ha evocato un piano russo per creare disordini all’interno della Moldova con l’obiettivo d’installare un governo favorevole a Mosca. Sandu, filoeuropea, ha dichiarato che i disordini sarebbero fomentati da persone arrivate dalla Russia, dalla Serbia, dalla Bielorussia e dal Montenegro.
L’allarme sulla Moldova era stato lanciato anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj la settimana scorsa, nel corso dei suoi incontri con i leader europei a Bruxelles. Sandu ha confermato le parole di Zelenskyj, basandosi su documenti intercettati dai servizi segreti. È uno scenario plausibile? La vicenda suscita due domande: Putin ha i mezzi per destabilizzare la Moldova? Ha davvero l’interesse a farlo?
Alla prima domanda possiamo rispondere in maniera positiva, senza esitazioni. La Moldova è un paese estremamente fragile, con appena 2,6 milioni di abitanti. Inoltre c’è stata una secessione che ha riguardato un terzo del territorio nazionale, nella Transnistria, pattugliata da un migliaio di soldati russi. Infine bisogna tenere presenti le ricadute quotidiane nella vicina Ucraina. Negli ultimi giorni alcuni missili russi hanno sorvolato il territorio moldavo e il paese si ritrova regolarmente senza corrente elettrica a causa del bombardamento degli impianti in Ucraina.
La Moldova oggi è divisa e vive una guerra dell’informazione costante, come ha ricordato Sandu in occasione della sua visita in Francia a dicembre. La presidente, eletta democraticamente, ha appena sostituito il primo ministro per affrontare la sfida attuale. Ma la sua scelta chiaramente filo-occidentale l’ha trasformata in un bersaglio.
Quale sarebbe l’interesse di Putin a destabilizzare la Moldova? In realtà sarebbe doppio: prima di tutto potrebbe “punire” l’Unione europea per il suo sostegno all’Ucraina, per aver ricevuto Zelenskyj e aver espresso sostegno per il suo paese. Inoltre i 27 paesi dell’Unione, l’anno scorso, hanno concesso al paese lo status di candidato all’ingresso nell’Unione contemporaneamente all’Ucraina. Rovesciando il governo moldavo, Putin darebbe uno schiaffo all’Europa che osa sfidarlo.
Ma esiste anche la possibilità che la Russia non abbia rinunciato al suo sogno di conquistare il sud dell’Ucraina per creare una continuità territoriale tra il Donbass, la Crimea e la Transnistria. Era uno degli obiettivi iniziali di Mosca, poi fallito a causa della resistenza della città di Mikolaiev, nel sud dell’Ucraina. Ora questa aspirazione potrebbe tornare a fare capolino.
È evidente che per Putin la Moldova è soltanto “polvere dell’impero”, un coriandolo nel cortile di casa. Per questo motivo il presidente russo non esiterebbe a usare la forza per sbarazzarsene se si mettesse di traverso sul suo cammino. L’Europa, ammettiamolo, sarebbe piuttosto impotente davanti a una simile escalation.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Ascolta anche:
- La crisi tra Moldova e Russia e la situazione nel piccolo paese europeo è uno dei temi nella puntata del 14 febbraio del podcast di Internazionale, Il Mondo.