I vaccini e la corruzione della classe politica peruviana
In un periodo di caos istituzionale e a meno di due mesi dalle elezioni presidenziali di aprile, un nuovo scandalo travolge la classe politica peruviana, già profondamente screditata agli occhi dell’opinione pubblica. I mezzi d’informazione del paese l’hanno chiamato vacunagate, lo scandalo dei vaccini. Ancora una volta i peruviani osservano, quasi in tempo reale, come l’élite politica sfrutta i suoi privilegi: quasi cinquecento alti funzionari e imprenditori si sono vaccinati e hanno fatto vaccinare familiari e amici in segreto, prima che la campagna vaccinale partisse ufficialmente. Si è vaccinato anche Martín Vizcarra, il presidente destituito dal parlamento nel novembre 2020.
L’attuale presidente, Francisco Sagasti, ha consegnato a una commissione d’inchiesta del parlamento la lista dei quasi cinquecento privilegiati che hanno ricevuto due dosi del vaccino (alcuni ne hanno avute addirittura tre) fornito dall’azienda cinese Sinopharm.
La campagna ufficiale di vaccinazione è cominciata il 7 febbraio, quando dalla Cina sono arrivate 300mila dosi. Ma buona parte dell’élite politica aveva cominciato a vaccinarsi in segreto già a settembre, quando in Perù erano arrivate le ultime tremila dosi di vaccino per l’équipe scientifica che aveva svolto le sperimentazioni cliniche su dodicimila volontari. La prima metà di quelle dosi era stata recapitata all’ambasciata cinese, mentre la seconda metà era destinata al personale che aveva collaborato alla ricerca. La collaborazione è stata interpretata in senso molto ampio, perché si sono vaccinati anche i rettori dei due centri in cui si sono svolte le sperimentazioni, l’Universidad peruana Cayetano Heredia e l’Universidad nacional Mayor di San Marcos.
Versione smentita
Lo scandalo è venuto alla luce il 10 febbraio quando è stato confermato che Vizcarra si era vaccinato a ottobre insieme alla moglie e al fratello. L’ex presidente, uno dei pochi politici ancora popolari tra i peruviani, era stato destituito a novembre dal parlamento per un presunto episodio di corruzione. Le proteste seguite al suo allontanamento avevano portato a un vuoto di potere terminato dieci giorni dopo con la designazione di un presidente ad interim, Sagasti, che si è impegnato a mantenere la pace nel paese fino alle elezioni dell’11 aprile. Vizcarra ha detto di aver ricevuto le due dosi come “volontario” delle sperimentazioni, una versione smentita dal direttore degli studi clinici, Germán Málaga, che alla commissione parlamentare ha spiegato di essere stato convocato al palazzo presidenziale da Vizcarra, che aveva chiesto di essere vaccinato.
Dopo aver più volte negato di essersi vaccinata, anche la ministra della sanità Pilar Mazzetti ha ammesso di averlo fatto e si è dimessa, come anche la ministra degli esteri, Elizabeth Astete, che si è giustificata affermando che non poteva concedersi il “lusso” di contagiarsi. La procura ha aperto un’inchiesta contro Vizcarra, Mazzetti e Astete.
Mazzetti, che era già ministra nel governo di Vizcarra ed è stata confermata da Sagasti, ha fatto vaccinare il suo autista e una cinquantina di dipendenti del ministero e alcuni loro familiari. L’ex viceministro della sanità, Luis Suárez-Ognio, ha fatto vaccinare la moglie, i due figli, la sorella e i nipoti. Jorge Arturo Jarama, direttore dell’ufficio per la scienza e tecnologia del ministero degli esteri (dove hanno approfittato del vaccino anche molti alti funzionari) e negoziatore con la Sinopharm, ha avuto un vaccino per sé, per la moglie, il cognato e la suocera.
Nella lista delle persone che si sono vaccinate i ricercatori hanno indicato la ragione per cui avevano ricevuto la dose con “ambiente vicino”, “consulente” o “invitato”: ci sono anche imprenditori legati al mondo farmaceutico, politici vicini all’ex dittatore Alberto Fujimori, il proprietario di un famoso ristorante cinese di Lima, perfino il nunzio del Vaticano in Perù, l’italiano Nicola Girasoli, che è stato ripreso pubblicamente dall’arcivescovo di Lima, Carlos Castillo. “Stiamo rattristati e indignati”, ha detto Castillo.
Anche il presidente della società peruviana di medicina intensiva, Jesús Valverde, si è espresso a proposito della lista dei privilegiati: “È stata una pugnalata sapere che queste persone erano state vaccinate, mentre noi che lavoriamo nelle terapie intensive eravamo esposti a questo maledetto virus tutti i giorni”, ha detto.
Con più di un milione di contagi e oltre 45mila vittime di covid-19, il Perù è uno dei paesi americani più colpiti dalla pandemia.
(Traduzione di Francesca Rossetti)
L’originale di questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano spagnolo La Vanguardia.
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