Dopo decenni di neutralità, i due stati del Nordeuropa rimasti finora fuori dall’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del nord (Nato), la Finlandia e la Svezia, hanno reagito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia presentando la richiesta di entrare in quest’alleanza guidata dagli Stati Uniti. Ma c’è un importante ostacolo sul loro cammino: la Turchia.

Il sempre più autoritario e antidemocratico presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, ha dichiarato che si opporrà all’ingresso di questi due paesi. E l’approvazione della Turchia, in quanto paese della Nato, è necessaria per l’accettazione. Erdoğan è l’unico, tra i leader della Nato, a esprimere pubblicamente la sua contrarietà all’ingresso dei due paesi nell’alleanza.

L’opposizione del presidente turco si basa sulla sua idea che la Finlandia e la Svezia sostengano dei “terroristi”. Erdoğan afferma che entrambi i paesi abbiano fornito protezione e residenza a esponenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), il principale gruppo armato che si oppone alle politiche turche nei confronti di milioni di cittadini curdi, che sono da tempo oggetto di scontro tra Ankara e parte della comunità internazionale.

Politiche collegate
Nonostante il Pkk sia catalogato dagli Stati Uniti e dall’Ue come un gruppo terroristico, Finlandia e Svezia hanno esitato a estradare persone del gruppo in Turchia per preoccupazioni legate ai diritti umani. Erdoğan ha risposto definendo la Svezia un’“incubatrice” di terrorismo e affermando che nessuno dei due paesi ha “un atteggiamento chiaro e aperto” verso le organizzazioni terroristiche, aggiungendo: “Come possiamo fidarci di loro?”.

L’ira di Erdoğan nei confronti di Helsinki e Stoccolma è esacerbata anche dal fatto che i due paesi ospitano alcuni sostenitori dell’accademico e predicatore turco Fethullah Gülen. Questi sostenitori sono parte di un movimento politico ed educativo di cui Erdoğan è stato alleato, ma con il quale ha rotto quando questo è diventato più potente. Il presidente turco accusa i gülenisti di aver organizzato un colpo di stato, poi fallito, contro il suo governo nel 2016.

La Finlandia e la Svezia sono paesi neutrali, non obbligati ai compromessi strategici che servono per mantenere unita la Nato

In più, i due paesi neutrali dell’Europa del nord hanno condannato l’incursione della Turchia in Siria del 2019. In quell’operazione i turchi hanno preso di mira il Rojava, un’enclave curda autonoma, socialista e femminista vicina al confine turco. A complicare la cosa, i siriani del Rojava erano – nonostante i loro legami col Pkk – alleati delle forze statunitensi. I curdi del Rojava hanno svolto un ruolo fondamentale nel respingere il gruppo Stato islamico in Siria, ma sono stati poi abbandonati dall’amministrazione Trump, che ha ritirato le truppe statunitensi dal confine turco, permettendo al suo alleato della Nato di lanciare un’operazione militare contro i curdi.

La politica estera è quasi sempre intimamente legata a preoccupazioni di politica interna. Nel caso del governo turco, una delle principali paure è la minaccia al proprio potere posta dai curdi, insieme alla pressione internazionale dovuta alla repressione condotta dal governo turco nei confronti di questo gruppo. Le popolazioni curde della Turchia denunciano la mancanza di elezioni libere nella regione dell’Anatolia orientale, dove sono la maggioranza, e il divieto di usare la lingua curda.

La Finlandia e la Svezia sono paesi neutrali, non obbligati ai compromessi strategici che devono fare Stati Uniti e Nato per mantenere unita l’alleanza. Entrambi i paesi sono stati finora liberi di assumere una posizione morale a proposito della posizione della Turchia sui diritti dei curdi, e hanno ufficialmente protestato per la repressione di dissidenti, accademici, giornalisti e minoranze.

Nel frattempo i paesi della Nato hanno assunto una posizione ambigua di fronte al loro collega dell’alleanza e hanno accettato di catalogare il Pkk come organizzazione terroristica.

E quindi cosa ne è della richiesta dei due paesi di entrare nella Nato? Le regole d’ingresso nell’alleanza strategica impongono l’unanimità degli attuali stati che fanno parte della Nato. Per questo la Turchia può effettivamente porre un veto sull’ingresso di Finlandia e Svezia. Questo stallo sottolinea un problema interno alla Nato, che dovrebbe essere un’alleanza di paesi democratici. Ma alcuni suoi membri – in particolare Turchia e Ungheria – si sono decisamente allontanati dalla democrazia liberale, spostandosi verso un autoritarismo populista ed etnonazionalista.

La Finlandia e la Svezia, d’altro canto, soddisfano i parametri di adesione alla Nato meglio di tanti altri. Mentre gli Stati Uniti proclamano che la guerra in Ucraina è una lotta tra democrazia e autoritarismo, l’opposizione della Turchia ai paesi nordici che hanno protestato contro la sua deriva illiberale mette alla prova l’unità e la coerenza ideologica della Nato.

(Traduzione di Stefania Mascetti)

Questo articolo è stato pubblicato da The Conversation.

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