Il 19 dicembre al ballottaggio delle presidenziali in Cile si affronteranno il candidato dell’estrema destra José Antonio Kast e quello della sinistra Gabriel Boric. Il 21 novembre Kast ha ottenuto quasi il 28 per cento dei voti, mentre Boric ha superato il 25 per cento. Il risultato è il riflesso dell’attuale divisione politica del paese, travolto dal movimento sociale nato nell’ottobre 2019 e sfociato nella creazione di un’assemblea costituente.

In un discorso pronunciato dopo il primo turno Boric, ex leader studentesco di 35 anni che spera di diventare il presidente più giovane della storia del Cile, ha ammesso che il secondo turno sarà “serrato e difficile. Ma vinceremo, compagni. È proprio nei momenti difficili, quando la strada diventa accidentata, che viene messo alla prova il coraggio dei dirigenti e dei progetti che sostengono. La sfida che è alle porte”, ha proseguito il leader della coalizione di sinistra Apruebo dignidad, “non la condurremo contro qualcosa, non ci opporremo all’altro candidato. Non è nel mio stile. Noi saremo i portavoce della speranza, del dialogo e dell’unità”.

Boric ha ricordato che “non è la prima volta in cui partiamo in svantaggio”, e ha raccomandato agli elettori di “non cadere nel disprezzo o nella provocazione verso chi ha fatto scelte diverse. La nostra crociata, per cui viaggeremo in tutto il paese, è fare in modo che la speranza vinca sulla paura”, ha detto. Boric si è anche impegnato a difendere l’assemblea costituente, composta in maggioranza da persone della sinistra e indipendenti.

La destra ha conquistato metà dei seggi al senato, un risultato senza precedenti

In un paese diviso e segnato da un’inversione di rotta che molti analisti non riescono a spiegare dopo la mobilitazione sociale del 2019, la grande sorpresa è arrivata da Franco Parisi, candidato che ha condotto la sua campagna elettorale a distanza, dagli Stati Uniti, e ha evitato i dibattiti presidenziali. Con il 12,81 per cento dei voti, Parisi ha ottenuto il terzo posto senza aver mai messo piede in Cile, superando tra l’altro il favorito della destra Sebastián Sichel e la candidata centrista Yasna Provoste.

Boric ha teso la mano ai candidati di sinistra e centrosinistra, tra cui Provoste e il socialista Marco Enríquez-Ominami, e ovviamente ai loro elettori. “Nessuno sarà escluso. Vogliamo parlare agli elettori di Franco Parisi. A quelli che hanno paura della delinquenza vogliamo dire che siamo dalla loro parte. A quelli che non arrivano a fine mese vogliamo dire che possiamo creare un paese diverso”.

In una calda giornata della primavera australe, i cileni hanno fatto lunghe file e rispettato le restrizioni sanitarie a causa della pandemia di covid-19 per partecipare a una votazione segnata da un tasso di partecipazione del 37,19 per cento, appena lo 0,47 per cento in più rispetto alle presidenziali del 2017.

“Mi congratulo con José Antonio Kast e Gabriel Boric per aver superato il primo turno”, ha detto il presidente Sebastián Piñera (conservatore), che lascerà l’incarico a marzo e che, in base alla legge, non poteva candidarsi per un terzo mandato. Piñera ha invitato i due candidati “alla moderazione”.

Nostalgia di Pinochet
Kast, stringendo tra le braccia una bandiera cilena e accompagnato dalla moglie, ha festeggiato il risultato sul palco. Intanto i partecipanti scandivano lo slogan “Il Cile è e sarà un paese in libertà”, slogan dell’epoca della dittatura militare di Augusto Pinochet.

Kast ha ringraziato Dio e ha pronunciato un discorso simile a quelli tenuti durante la campagna elettorale, facendo riferimento all’ordine e alla sicurezza interna. “Siamo l’unica scelta che permetterà di ritrovare la pace, di affrontare i criminali e i narcotrafficanti, di mettere fine al terrorismo”, ha dichiarato.

Giocando sulla paura del comunismo, Kast ha parlato del suo avversario affermando che “Boric e il Partito comunista vogliono garantire il perdono ai vandali. Si riuniscono con i terroristi e gli assassini. Vogliono l’instabilità, vogliono chiudere le frontiere al commercio, avanzare sulla via dell’odio”.

Un’altra sorpresa è arrivata dal voto per eleggere alcuni senatori, deputati e consiglieri regionali. La destra ha conquistato metà dei seggi al senato, un risultato senza precedenti. La coalizione di Boric ha ottenuto un risultato inferiore alle previsioni, raggiungendo appena il 19,2 per cento dei voti. Il Partito comunista è tornato al senato dopo quasi cinquant’anni d’assenza. Fabiola Campillai, candidata indipendente che ha perso la vista a causa della repressione della polizia durante le manifestazioni del 2019, è stata la più votata a Santiago.

Consapevole di cosa rappresenti la sua vittoria per l’opposizione, Campillai si è detta pronta a discutere con Boric di un eventuale appoggio al secondo turno. Ma ha chiesto a Boric di “garantire libertà e verità per tutti i prigionieri politici della rivolta sociale. Queste persone devono ottenere giustizia e un risarcimento, non spetta solo ai sopravvissuti ma anche alle famiglie di chi non c’è più. Vogliamo essere sicuri che quei fatti non si ripetano mai più”.

Nessuno dei due candidati alla presidenza avrà una maggioranza al congresso, dunque il vincitore dovrà per forza negoziare con altre forze politiche.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è uscito sul sito d’informazione francese Mediapart.

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