I [Vaselines][1] sono uno di quei casi di musicisti che fa figo citare, ma in realtà non si conoscono. In pillole: sono due (Eugene Kelly e Frances McKee); sono di Glasgow, garanzia di qualità; hanno fatto un disco e mezzo tra l’87 e l’89, poi sono andati ognun per sé; nel 2010 si sono rimessi insieme, non si capisce bene per quanto.
Abbastanza perché spuntassero per qualche data italiana (giro anomalo: Ravenna, Livorno, Torino e Roma), portandosi dietro due brandelli di Belle and Sebastian, che sono di Glasgow anche loro. Li aspettavo con grande curiosità. Ho seriamente rischiato di non andarci, perché sono un idiota.
Poi invece ci sono andato, ed è stata una serata perfetta.
I nostri eroi devono la fama a un fan di lusso, Kurt Cobain, che ha infilato pezzi loro qua e là, oltre a chiamare la figlia Frances in onore di McKee (o anche di Frances Farmer? Wikipedia parla solo di Vaselines, e io mi fido). Una di queste canzoni ce l’hanno in casa anche i fan più tiepidi dei Nirvana, come me: Jesus doesn’t want me for a sunbeam sta nell’album Mtv Unplugged.
I Vaselines l’hanno buttata là a metà concerto, e non è stata accolta da boati speciali, segno del fatto che il pubblico non era, come avrei pensato io, composto al 99% da fan nostalgici di Cobain & soci.
I due hanno una gestione dei ruoli da rodato team comico: lui è quello serio, lei è quella che fa le battute sconce. Insieme ci hanno sfornato praticamente tutto il loro [repertorio in 79 minuti][2].
Impossibile non volergli bene, a loro e anche alla location del concerto, il nuovo [Angelo Mai][3]. La mia consulente esperta ha scoperto che prima era una bocciofila. Ora è un posto perfetto per dei concertini per un migliaio di appassionati: si sente bene, si sta comodi, si beve a prezzi politicissimi e, nel giardinetto, c’è anche l’altalena.
Fosse stata una serata più calda, mi sa che ai Vaselines sarebbe piaciuta anche lei.
Ne voglio ancora.
Alberto Notarbartolo è un giornalista di Internazionale molto appassionato di musica e dischi.
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