Nelle ultime settimane la tv cilena Chilevisión ha mandato in onda alcuni speciali per commemorare i quarant’anni dal colpo di stato che l’11 settembre del 1973 mise fine alla democrazia e aprì la strada a 17 anni di dittatura nel paese latinoamericano.

I documentari sono basati soprattutto su immagini inedite, la cui diffusione è rimasta proibita durante la dittatura e che sono rimaste nel dimenticatoio per i 23 anni seguenti.

I programmi, che hanno avuto un successo di ascolti senza precendenti e hanno riacceso il dibattito su quegli anni, sono costruiti con i filmati girati nei giorni del golpe e durante la dittatura, con le vittime che tornano sui luoghi dei delitti e raccontano le loro storie. I video sono impressionanti, così veri da sembrare irreali: mostrano i primi interrogatori, le prime perquisizioni, le prime violenze, i primi arresti dei giorni subito dopo il golpe, quando tutte le persone sospette venivano arrestate, in un clima in cui chiunque poteva essere considerato un sospetto, magari perché portava la barba o perché un vicino di casa faceva una denuncia anonima.

Lo stadio degli orrori. Il video in basso comincia con la storia di Richard Meza, prigioniero allo stadio nazionale a partire dall’11 settembre. Meza racconta di quando le guardie sparavano verso i prigionieri che parlavano troppo forte. Racconta il suo interrogatorio, di cui si vedono le immagini girate per la tv nazionale (“uno de los mas suaves”, uno dei meno violenti, lo descrive Meza): l’ufficiale che lo interroga gli fa firmare un foglio, avvertendolo che nel caso in cui avesse partecipato in futuro a qualsiasi manifestazione politica, sarebbe stato arrestato e la sua dichiarazione firmata sarebbe stata considerata un’aggravante. Quindi gli consiglia di pensare bene prima di firmare. Richard chiede chiarimenti: “Se partecipo a manifestazioni di qualsiasi partito?”. “Niente”, risponde l’ufficiale. “Nessuna attività politica, di nessun tipo”. In altre immagini dell’epoca si vedono i suoi genitori che chiedono notizie del figlio davanti ai cancelli fuori dallo stadio. Meza fu rimesso in libertà dopo l’interrogatorio, e negli anni seguenti si sarebbe sforzato di reprimere qualsiasi idea politica.

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Prove di golpe. In un altro filmato, più breve, si ricostruisce il contesto che portò al golpe. In particolare, si fa chiarezza sui fatti del 29 giugno del 1973, che fu un giorno chiave per il rovesciamento di Salvador Allende, forse ancora più dell’11 settembre. Quel giorno, circa due mesi e mezzo prima dell’attacco al palazzo della Moneda, i carri armati del secondo reggimento blindato uscirono in strada per fare una sorta di prova generale del colpo di stato. La miccia della sollevazione fu spenta in poche ore, anche grazie al fatto che quasi tutti gli ufficiali dell’esercito si schierarono a sostegno del presidente. Tra loro, in divisa da combattimento e con l’elmetto in testa, c’era Augusto Pinochet Ugarte, che scese in strada ostentando lealtà a Salvador Allende. Ovviamente era tutta una finta. Ma fu una mossa astuta: poche settimane dopo, Allende nominò Pinochet capo delle forze armate, una posizione di maggior potere che il futuro dittatore avrebbe poi usato per preparare in tutta tranquillità il golpe, quello vero.

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In basso ci sono gli altri filmati trasmessi da Chilevisión.

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Alessio Marchionna lavora a Internazionale dal 2009. Editor delle pagine delle inchieste, dei ritratti e dell’oroscopo. È su twitter: @alessiomarchio

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