Steph Curry, a sinistra, contro Hidayet Türkoğlu, il 27 aprile (Marcio Jose Sanchez, Ap/Lapresse)
Ieri notte si è giocata gara 4 di playoff Nba tra Los Angeles Clippers e Golden State Warriors, una delle serie più equilibrate e spettacolari di questo primo turno.
La partita l’ha decisa Steph Curry nel primo quarto, per vari motivi. Per i 17 punti, ovviamente (tutti i Clippers messi insieme ne hanno segnati solo sette in più), con 5 su 6 da tre, la solita meravigliosa esibizione di tiro: due oltre l’arco all’altezza del gomito – nel secondo ha dovuto velocizzare il movimento per tirare prima che il braccione di Blake Griffin gli piombasse sulla testa –, altri due dal centro – il primo a concludere un’azione tutta sua: rimbalzo, transizione,* step back*, canestro; il secondo facendo andare a farfalle Chris Paul con una finta perfetta –, infine dall’angolo a concludere un’azione cominciata da una sua penetrazione che aveva fatto aprire la difesa.
Poi ci sono i due assist bellissimi per David Lee e Jermaine O’Neal.
Ma anche per un terzo motivo meno evidente: a 6 minuti e dodici secondi dalla fine del primo quarto, Curry ha preso uno sfondamento da Chris Paul, costringendolo al secondo fallo. E Doc Rivers, l’allenatore dei Clippers, ha dovuto mandare in panchina il suo giocatore migliore nel momento più difficile della squadra.
Steph Curry attualmente è il miglior tiratore del mondo (Kevin Durant e Carmelo Antony non si avvicinano nemmeno, considerando che Curry è alto solo un metro e 91 ed è costretto a rilasciare la palla a una velocità mai vista) e Golden State è la miglior squadra della lega quando si tratta di trovare un modo per liberare i suoi tiratori.
Alessio Marchionna lavora a Internazionale dal 2009. Editor delle pagine delle inchieste, dei ritratti e dell’oroscopo. È su twitter: @alessiomarchio
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