I funerali di Michael Brown a Ferguson, Missouri, il 25 agosto 2014. (Robert Cohen, St. Louis Post Dispatch/Ap/Lapresse)

Negli ultimi giorni a Ferguson, in Missouri, sono diminuite le proteste della popolazione locale dopo l’omicidio di Michael Brown, un afroamericano di 18 anni ucciso da un agente bianco il 9 agosto, e la situazione in questo momento è piuttosto tranquilla. L’attenzione si è spostata su Robert P. McCulloch, il procuratore della contea di St. Louis, e sui membri del grand jury che dovranno decidere se incriminare Darren Wilson, l’agente che ha ucciso Brown. La famiglia Brown, e le migliaia di persone scese in strada per quasi due settimane e che il 25 agosto hanno partecipato ai funerali, chiedono giustizia, cioè si aspettano che Wilson sia incriminato, processato e condannato. Alcuni articoli usciti sulla stampa statunitense spiegano perché l’incriminazione, ed eventualmente la condanna, saranno difficili da ottenere.

Jonathan Cohn ha descritto su New Republic quali saranno le tappe giuridiche della vicenda. Il 25 agosto l’ufficio del procuratore Robert P. McCulloch ha cominciato a sottoporre il caso di Darren Wilson al grand jury, formato da dodici persone scelte tra la popolazione locale (9 bianchi e tre neri). Nelle prossime settimane il procuratore sottoporrà ai giurati le prove raccolte, e sulla base degli elementi probatori la giuria deciderà se incriminare Wilson. Il mandato del grand jury è cominciato a maggio del 2014 e scade a settembre, ma dovrebbe essere prolungato per fare in modo che la stessa commissione continui a occuparsi dello stesso caso. Per decretare un’incriminazione servono i voti di almeno nove giurati. Questa fase durerà almeno due mesi: McCulloch ha dichiarato che non finirà di presentare le sue prove prima della metà di ottobre.

Più che sui membri della giuria, gli occhi sono puntati sul procuratore. Questo perché in teoria il grand jury ha gli strumenti per influenzare la discussione e indirizzare il caso – per esempio può chiamare in causa i testimoni e interrogarli, oppure può decidere quante prove acquisire e quando – ma di solito tende a non usare questo potere e a farsi guidare dal procuratore, che ha un ampio margine d’azione. Per questo spesso negli Stati Uniti si dice che il sistema dei grand jury favorisce i procuratori che vogliono ottenere delle condanne. Ma ci sono delle eccezioni.

Precedenti preoccupanti

Quando il sospettato è un poliziotto, per esempio, le cose cambiano. I procuratori lavorano a stretto contatto con gli agenti, che conducono le indagini che poi saranno usate come base per istruire il processo, e quindi di solito sono riluttanti a portare avanti casi in cui è coinvolto un agente. Nel caso di Wilson, i dubbi sono rafforzati dalla storia personale del procuratore. Il padre di McCulloch era un agente di polizia ucciso in servizio quando Robert era un bambino. McCulloch è stato eletto procuratore nel 1991, e da allora ha conservato l’incarico facendosi notare per alcuni provvedimenti contestati. Nel 2001 ha ricevuto pesanti critiche quando ha deciso di non chiedere l’incriminazione di due agenti sotto copertura che avevano ucciso due uomini disarmati sparando 21 colpi di pistola. Aveva peggiorato la situazione affermando pubblicamente che le due vittime erano degli “straccioni”.

Due settimane fa, poco dopo l’inizio delle proteste di Ferguson, McCulloch ha contestato duramente la decisione di Jay Nixon, il governatore dello stato, di affidare la gestione della sicurezza nella città alla polizia dello stato, sollevando dall’incarico gli agenti della contea di St. Louis (molto criticati dall’opinione pubblica e da politici sia democratici sia repubblicani per aver affrontato i manifestanti pacifici in assetto di guerra). Intervistato dal St. Louis Post-Dispatch, il procuratore ha detto: “Quello che ha fatto Nixon è vergognoso, non aveva l’autorità per prendere una decisione del genere. Denigrare gli uomini e le donne della polizia di St. Louis è vergognoso”. In ogni caso, lo stesso Nixon ha spiegato che non ci sono le condizioni per chiedere la ricusazione del procuratore, e che quindi McCulloch continuerà a occuparsi del caso.

Legittima difesa

Se anche si arrivasse a un processo, Darren Wilson potrebbe invocare la legittima difesa e avrebbe buone possibilità di essere assolto. Sempre su New Republic, Yishai Schwartz ha spiegato che negli Stati Uniti esistono differenze sostanziali in proposito tra uno stato e l’altro. “Per esempio, in Ohio, per sostenere la tesi della legittima difesa l’imputato deve dimostrare la ‘preponderance of the evidence’, cioè deve provare che la sua tesi ha più probabilità di essere vera che di essere falsa”. In sostanza, deve dimostrare di aver sparato alla vittima perché le circostanze erano eccezionali e che il pericolo era reale.

Nella maggior parte degli altri stati, compreso il Missouri, le cose funzionano diversamente. “Basta che la tesi della legittima difesa sia plausibile per essere accettata, ed è l’accusa a dover provare ‘oltre ogni ragionevole dubbio’ che l’invocazione della legittima difesa è infondata. In pratica, in Missouri l’unica cosa che l’imputato deve fare per invocare la legittima difesa è presentare delle prove generiche (è sufficiente anche solo la sua testimonianza )”. Se l’imputato è un poliziotto, le possibilità che sia assolto per legittima difesa sono più alte, perché i giurati tendono a considerare gli agenti come servitori dello stato che rischiano la vita lavorando in quartieri difficili.

Ovviamente molto dipenderà anche dalla ricostruzione che McCulloch farà dell’incidente. Dopo aver ucciso Michael Brown, Wilson è stato portato in ospedale per un “gonfiore” sul viso. Qualcuno ha sostenuto che prima di sparare l’agente avesse avuto scontro con la vittima, ma la polizia non ha detto quali fossero le sue condizioni fisiche subito dopo l’incidente. In ogni caso, l’autopsia indipendente chiesta dalla famiglia della vittima ha dimostrato che Wilson ha colpito Brown almeno sei volte (due volte alla testa) e non sparando da posizione ravvicinata, cioè non durante un eventuale scontro corpo a corpo, ma mentre la vittima – disarmata – si stava allontanando.

Wilson è stato trasferito in una località segreta lontano da Ferguson e si pensa che sia sotto la protezione della polizia. Il 23 agosto il Washington Post ha rivelato che nel 2011 l’agente ha prestato servizio nel corpo di polizia di Jennings, non lontano da Ferguson, che nello stesso anno è stato sciolto per le tensioni razziali con la popolazione afroamericana. Un gruppo di cittadini ha organizzato una raccolta fondi per provvedere ai bisogni dell’agente e della sua famiglia. In soli cinque giorni hanno raccolto più di 230mila dollari.

Mother Jones ha raccolto alcuni casi precedenti di cittadini afroamericani uccisi da poliziotti bianchi. Su 21 casi tra il 1994 e il 2009, solo sette volte l’agente è stato incriminato, e in tre casi è stato condannato.

Alessio Marchionna lavora a Internazionale dal 2009. È l’editor degli Stati Uniti. È su twitter: @alessiomarchio

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