È una vecchia tradizione cristiana sopravvissuta nel tempo. Con perfetta pronuncia oxfordiana, la receptionist mi spiega che a Parigi la domenica è tutto chiuso.

Il mio albergo è ai piedi di Montmartre, accanto a rue des Martyrs – una delle migliori vie gastronomiche della città. L’ultima volta che sono venuto qui era di venerdì, ed è stato spettacolare. Un piccolo chien dall’aria impudente trotterellava in mezzo alla strada con una baguette in bocca. Gli champignon selvatici traboccavano dalle cassette di legno come delicate orchidee.

Mostri provenienti dal profondo degli abissi, con le chele spalancate, erano stesi su lastroni di ghiaccio. Lepri appese ai ganci penzolavano sulle serpentine di salsicce. Dalle fromagerie filtravano odori inebrianti. Le patisserie mi seducevano con il dolce profumo delle tarte, di cui una sola briciola bastava a soddisfarmi la gola per una settimana. Ma oggi è domenica e rue des Martyrs è deserta.

Con il calare della sera le prospettive rimangono desolanti. Chez Jean, uno dei migliori ristoranti in cui abbia mai mangiato, è a pochi metri da qui, in rue Saint Lazare. Ovviamente è chiuso. Mi avvio verso Pigalle, tutto illuminato da formose sagome al neon, e cammino sui ciottoli di rue Piemontes. Ci sono molti angoletti, tutti occupati. In effetti le occupanti sembrano vestite per le truppe d’occupazione: veletta, calze a rete, sigaretta e borsetta da sera, come le prostitute d’epoca di una ricostruzione storica.

In rue Aristide Bruant, Le Taroudant II è illuminato come il salotto dei miei nonni: semplice e accogliente ma dall’aria un po’ marocchina. Fumano tutti – tra una portata e l’altra e anche mentre mangiano. Il ristorante è gestito da una coppia sulla cinquantina.

Monsieur Taroudant ha dei piccoli baffi e una teiera d’argento in mano. Avvicina il beccuccio alla tazza, poi alza il braccio, e con la sicurezza di uno showman taglia l’aria con un arco liquido. Madame Taroudant mi porta un tagine d’agneau. La terracotta della ciotola è annerita dal fuoco di mille altri pasti. La polpa delle prugne si separa delicatamente dal nocciolo. La carne dell’agnello si separa delicatamente dall’osso biforcuto. È magnifico. Grazie a Dio ci sono dei parigini che non seguono le usanze cristiane.

Internazionale, numero 620, 7 dicembre 2005

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