“Allora, cosa vi ha insegnato la guerra?”, ha chiesto agli alunni l’insegnante di una delle scuole gestite dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) a Gaza.
Quando i bambini sono tornati a scuola il 24 gennaio, una settimana dopo la violenta offensiva israeliana, l’Acnur ha dedicato la prima settimana di lezioni a giochi e discussioni. Sireen, 9 anni, è la mia fedele “informatrice” sulle questioni che riguardano i bambini. Mi ha raccontato cos’ha risposto alla domanda dell’insegnante: “Ho imparato il significato di fermezza, cooperazione e unione”.
Se non conoscessi bene Sireen, penserei che qualcuno l’ha istruita. C’è infatti chi sta provando a mitizzare la resistenza palestinese, e i bambini sono i più vulnerabili alla propaganda.
Sireen, però, non ha usato le tre parole a sproposito. Ha imparato cos’è la fermezza nelle prime due settimane dell’offensiva, quando è rimasta chiusa con i suoi genitori nel loro appartamento al sesto piano, in un quartiere che gli israeliani hanno bombardato senza sosta.
Non avevano elettricità né acqua corrente. Sua madre le proibiva di avvicinarsi alle finestre, per paura che fosse colpita da un missile. Ha imparato il significato di cooperazione e unione quando i suoi hanno deciso di lasciare l’appartamento. Hanno evitato così le bombe al fosforo bianco, che il 15 gennaio hanno colpito la vicina sede della Mezzaluna rossa. Si sono rifugiati a casa di amici con altre trenta persone.
Ma Sireen ha imparato anche un’altra cosa. Qualche giorno fa ho portato lei e i suoi fratelli in un ristorante alla moda vicino alla spiaggia. All’improvviso dietro di noi una porta si è chiusa di colpo e Sireen si è spaventata.
Quando ha capito che non era niente, ha sorriso imbarazzata. La sera del 10 febbraio a Gaza c’è stato un violento temporale, con tuoni e fulmini, e Sireen si è rannicchiata in un angolo del divano. La guerra ha insegnato a Sireen ad avere paura. Quanto tempo ci vorrà per dimenticare questa lezione?
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it