Il 27 gennaio un televisore rotto mi ha risparmiato la vista di una delegazione israeliana in visita al campo di concentramento di Auschwitz. Da decenni le autorità israeliane sfruttano i vantaggi diplomatici del nostro museo dell’Olocausto Yad Vashem, tappa obbligata per i politici stranieri in visita in Israele e strumento per raffreddare le critiche nei confronti dello stato ebraico. Ora le stesse autorità stanno cercando di usare il giorno della memoria come scudo contro le critiche sempre più pesanti alla politica israeliana.

Per fortuna, grazie a Facebook e a Twitter ho scoperto che molte persone hanno sottolineato adeguatamente la volgarità dell’evento. Se un non-ebreo avesse scritto questi commenti sarebbe stato accusato di essere antisemita. Quindi, per evitare ogni malinteso, chiarisco subito che le frasi seguenti sono state scritte da ebrei. Il blogger di Ha’aretz Uri Misgav ha scritto che il “ridicolo viaggio dei politici ha svilito la memoria dell’Olocausto”. Il linguista Idan Landau si è dato alla satira componendo alcuni sms immaginari inviati dai membri della delegazione. Eccone uno: “I parlamentari arabi e di sinistra sono rimasti in Israele. Ancora una volta, come nella Shoah, gli ebrei sono segregati ad Auschwitz”.

Ma come spesso accade, la realtà supera la fantasia. Ecco il testo di un sms realmente inviato dagli organizzatori della visita ai politici israeliani: “Siete pregati di raggiungere il forno crematorio vicino al parcheggio”.

Traduzione di Andrea Sparacino

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