La sera del 16 marzo il presidente statunitense Donald Trump ha affermato che il 18 marzo avrà un colloquio con il suo collega russo Vladimir Putin su come mettere fine alla guerra in Ucraina.
“Il 18 marzo parlerò con il presidente Putin”, ha dichiarato ai giornalisti a bordo dell’Air force one, l’aereo presidenziale, aggiungendo che “molte cose sono già state discusse con le due parti, Ucraina e Russia”.
“Sul tavolo ci sono anche delle spartizioni”, ha dichiarato, riferendosi a “terre” e “impianti per la produzione di energia”.
Poche ore prima l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff aveva affermato che Trump e Putin “avranno un colloquio davvero proficuo in settimana”.
Mosca, Kiev e Washington “vogliono che la guerra finisca”, ha assicurato all’emittente Cnn.
Il 14 marzo Putin aveva trasmesso a Witkoff un messaggio per Trump sulla proposta statunitense di una tregua di trenta giorni, accettata dall’Ucraina ma non dalla Russia.
Finora Putin ha posto all’Ucraina condizioni molto dure per la fine del conflitto, tra cui la cessione di cinque regioni annesse da Mosca, la rinuncia a entrare nella Nato e le dimissioni dell’attuale governo.
In un vertice in videoconferenza organizzato il 15 marzo dal Regno Unito, circa trenta leader di stati e organizzazioni che sostengono l’Ucraina si sono impegnati a esercitare una “pressione collettiva” sulla Russia per convincerla ad accettare una tregua.
“La palla è nel campo della Russia, che prima o poi dovrà impegnarsi in discussioni serie”, ha dichiarato il primo ministro britannico Keir Starmer.
Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron stanno lavorando a una “coalizione dei volenterosi” che potrebbe inviare un contingente in Ucraina dopo la fine delle ostilità per prevenire una nuova aggressione russa, ma Mosca è contraria.
Intanto, l’esercito ucraino è in grande difficoltà nella regione russa di Kursk, che aveva parzialmente occupato nel corso di un’offensiva a sorpresa nell’agosto scorso.
Nel fine settimana lo stato maggiore di Kiev ha pubblicato delle mappe che confermano come la cittadina di Sudža, la principale conquista nella regione, non sia più nelle sue mani.