Cosa vuole ottenere Hamas con la richiesta di cancellare il blocco della Striscia di Gaza e aprire tutti i posti di frontiera? Chiaramente pensa all’apertura del passaggio di Rafah, al confine con l’Egitto, e dei varchi per le merci alla frontiera israeliana. E il passaggio delle persone alla frontiera di Erez con Israele?

Quando Hamas ha ottenuto il controllo esclusivo della Striscia, nel 2007, ha cercato di aprire Gaza al mondo arabo e musulmano attraverso Rafah. L’organizzazione chiedeva libertà di movimento attraverso la frontiera egiziana per i suoi esponenti, da anni intrappolati nella Striscia a causa dei divieti imposti da Israele. Inoltre Hamas voleva alterare i termini economici degli accordi di Oslo permettendo alle merci di entrare a Gaza da Rafah.

Queste aspirazioni rispettano l’obiettivo di fatto di Hamas: la creazione di un mini-stato islamico a Gaza (anche solo come una tappa necessaria per “la liberazione di tutta la Palestina”). Dopo che Israele, l’occidente e Al Fatah hanno rifiutato di riconoscere il risultato delle elezioni palestinesi del 2006, decisi a strappare il potere a Hamas, l’organizzazione ha voluto dimostrare di essere comunque in grado di governare Gaza. Hamas ha continuato a parlare e condurre azioni armate come un movimento di resistenza, ma nel frattempo il governo di Gaza è diventato un obiettivo in sé. Con la rescissione dei collegamenti con la Cisgiordania, era naturale pensare a Rafah come alla propria finestra sul mondo.

Hamas sostiene a ragione che il blocco economico è stato imposto a Gaza principalmente per punire l’organizzazione. Dal 2007 Israele ha vietato l’esportazione di beni agricoli e industriali da Gaza verso la Cisgiordania, Israele e altri paesi (con alcune eccezioni) e limitato la quantità e il genere di prodotti importati a Gaza. Questi divieti hanno spazzato via intere industrie e impoverito gli agricoltori, gli imprenditori, i lavoratori e i commercianti che dipendevano dai legami con Israele.

La risposta logica a questo blocco è stata lo sviluppo dei tunnel per il contrabbando. Man mano che il blocco diventava più rigido e assurdo (sono stati vietati persino i libri per bambini e la carta igienica), l’economia dei tunnel è diventata più sofisticata.

In ogni caso bisogna ricordare che Gaza era isolata anche prima dell’avvento di Hamas. I divieti di entrata e uscita per i palestinesi sono cominciati molto prima. Quando Israele si è ritirata unilateralmente da Gaza, nel 2005, ha cancellato tutti i permessi di lavoro sul territorio israeliano concessi agli abitanti della Striscia. Molti anni prima, nel 1991, lo stato ebraico aveva già cominciato a ridurre progressivamente il numero di palestinesi autorizzati a spostarsi tra Gaza e la Cisgiordania.

I funzionari di Hamas non hanno mai pensato al valico di Erez e ai collegamenti con la Cisgiordania. Limitato dalla ristrettezza delle sue vedute, il governo di Hamas non ha mai chiesto il ripristino della libertà di movimento tra Gaza e la Cisgiordania, concentrandosi sulla libertà di movimento attraverso il Sinai.

Per un breve periodo è sembrato che l’ascesa dei Fratelli musulmani in Egitto potesse giustificare questo approccio: un numero significativo di palestinesi ha potuto viaggiare all’estero e gli stranieri potevano entrare a Gaza attraverso l’Egitto. Tuttavia il colpo di stato militare che ha rovesciato i Fratelli musulmani e la conseguente distruzione dei tunnel da parte delle autorità egiziane ha cancellato questo senso di libertà, costringendo Hamas a “riscoprire” la Cisgiordania e cercare un modo per reintegrarsi nel processo politico palestinese. Il governo di unità (in cui Hamas ha rinunciato a ogni coinvolgimento diretto nell’attività governativa) è stato un segnale di questo cambiamento, così come la richiesta di “rompere l’assedio”.

In questo momento i palestinesi pensano che la richiesta di Hamas riguardi anche l’apertura di Erez e il ripristino dei collegamenti tra Gaza e la Cisgiordania. I funzionari di Hamas hanno mantenuto un atteggiamento ambiguo, parlando soltanto di “riaprire i valichi”, ma evidentemente non sono sordi ai discorsi della popolazione.

La richiesta di ripristinare i collegamenti tra Gaza e la Cisgiordania rispecchia l’ormai pericolante programma dell’Olp basato sulla soluzione dei due stati. Per Hamas è difficile ammettere di aver finalmente sposato questa posizione. Dal canto loro i leader dell’Olp e di Al Fatah - che per anni non hanno chiesto la libertà di movimento per i palestinesi - hanno raccolto la sfida. A diverse settimane dall’inizio della guerra, hanno finalmente annunciato il loro sostegno alla richiesta di Hamas di cancellare il blocco.

È proprio questo il motivo per cui i vertici politici e militari di Israele considerano inaccettabile la richiesta di porre fine alla separazione tra Gaza e la Cisgiordania. Lo stato ebraico ha da tempo smesso di nascondere il suo progetto (messo in atto gradualmente negli ultimi dieci anni) di creare due entità politiche palestinesi separate.

In mezzo alla morte e alla distruzione di Gaza, è difficile immaginare una battaglia politica palestinese per ripristinare la libertà di movimento e i collegamenti tra Gaza e la Cisgiordania. Ma è altrettanto difficile immaginare che i palestinesi possano continuare a vivere in quell’enorme prigione che è la Striscia di Gaza.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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