Pochi palestinesi hanno partecipato alle manifestazioni di condanna degli attentati in Francia organizzate in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. La posizione ufficiale dell’Autorità Nazionale Palestinese è stata naturalmente di indignazione e solidarietà, e anche Hamas si è unito alla condanna. Tuttavia Facebook ha diffuso la teoria popolare secondo cui dietro gli attacchi ci sarebbe il Mossad israeliano, che in questo modo avrebbe voluto diffamare l’islam.
La verità è che tra i palestinesi non emerge un reale senso di orrore per gli attacchi. Al contrario, c’è quasi un’identificazione con la rabbia che ha spinto tre musulmani francesi a commettere questo massacro, specialmente tra i giovani di Gaza. Si sentono le solite domande: “E i civili palestinesi uccisi da Israele?”. Oppure: “E gli attacchi dell’occidente contro i musulmani?”. Molti accusano l’occidente di essere legato a Israele e ignorare i palestinesi. Tutto questo rende l’occidente complice, quindi colpevole, quindi punibile.
In questo momento non c’è nessuno che possa far capire ai giovani palestinesi perché è importante distinguere tra la rabbia giustificata e le interpretazioni più oscure e distruttive dell’islam. Il problema è che qualcuno potrebbe essere tentato dall’emulazione, soprattutto a Gaza, devastata e mai ricostruita, dove la gente vive in case diroccate e la disoccupazione è al 45 per cento. E nella prigione di Gaza la rabbia e la disperazione possono essere rivolte solo contro altri palestinesi.
Traduzione di Andrea Sparacino
Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2015 a pagina 27 di Internazionale, con il titolo “Rischio di emulazione”. Compra questo numero | Abbonati
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