“La gente se ne frega”, dice la signora praghese commentando l’allergia dei romani alla raccolta differenziata. “Io lavoro, capito?”, risponde una seconda signora per giustificarsi. “Oddìo che palle”, strilla una terza signora, senza peraltro smettere di parlare al cellulare.
È girato ai Parioli, il quartiere-bene di Roma, il video di Piazzapulita che offre, in soli quattro minuti, una bella sintesi dell’atteggiamento corrente in una città peraltro invasa da topi e ratti. È noto che tra topi e spazzatura c’è un certo legame, no?
Una prospettiva diversa
“I cassonetti che non vengono svuotati regolarmente, i rifiuti che stazionano ammucchiati fuori dai ristoranti, i giardini pubblici trasformati in piccole discariche sono un’attrazione irresistibile non soltanto per i roditori ma pure per i gabbiani”, scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.
Un cattivo modo per affrontare un problema così complicato è pretendere di risolverlo in fretta e in un colpo solo, replicando strategie già impiegate in passato e che si sono dimostrate inefficaci: “Non possiamo far finta che le cose cambieranno se continuiamo a fare le stesse cose”.
Proviamo, allora, a considerare la questione in una prospettiva diversa.
C’è bisogno di altri due video: il primo racconta, in 60 secondi e per sommi capi, che cos’è la motivazione. Il secondo è girato nella discarica di Rocca Cencia.
Dopo vent’anni, non riesco neppure più a pensare di buttar via tutto insieme
Il video sulla motivazione ricorda tre fatti semplici: in primo luogo, che siamo motivati a fare qualcosa (qualsiasi cosa, raccolta differenziata compresa) se siamo convinti di fare qualcosa che abbia un senso.
Ma che senso ha prendersi la seccatura della raccolta differenziata se poi, come mostra il secondo video, i rifiuti finiscono di nuovo tutti assieme?
Se questo non è vero, e se il caso della discarica di Rocca Cencia riguarda, per esempio, solo una piccola parte dei rifiuti prodotti, bisogna che le persone lo sappiano bene.
Perché lo sappiano, bisogna dirlo molte volte, fornendone le prove: parlavo qualche mese fa con un gruppo di brillanti amici romani e tutti, in perfetta buona fede e senza eccezione, mi hanno detto che “a Roma la spazzatura va tutta insieme”. Hanno poi aggiunto altri commenti che non è il caso di trascrivere qui.
Il video sulla motivazione ricorda una seconda cosa: le motivazioni interne, che fanno capo a noi stessi (sentirci bravi, giusti, capaci, gratificati dall’utilità di ciò che facciamo) funzionano meglio delle motivazioni esterne (premi e punizioni).
Motivazioni interne ed esterne
Quando più di vent’anni fa la raccolta differenziata ha cominciato a essere praticata nella mia città (Milano), all’inizio mi sono sentita vessata: è sgradevole trafficare coi rifiuti, scendere da casa con tre o quattro sacchi invece di uno, aprire tre o quattro diversi cassonetti invece di uno, ricordarsi di che cosa va messo dove.
Dopo qualche giorno mi sono organizzata. Oggi è ancora più facile, perché in commercio si trovano contenitori razionali e perfino graziosi. Allora l’ho fatto sia per una motivazione interna (spirito ecologista e senso civico) sia per una esterna (controllo condominiale e portinaio occhiuto).
Le persone devono sapere che quel che fanno ha un senso. E devono ‘vederlo’: i cassonetti vanno svuotati in tempo e in ore stabilite
Dopo un paio di mesi, separare rifiuti ha cominciato a sembrarmi normale: non solo un gesto da brava cittadina, ma anche una pratica più igienica perché il sacchetto della “vera spazzatura”, quella indifferenziata, risulta piccolissimo e più gestibile.
Dopo vent’anni, non riesco neanche più a pensare di buttar via tutto insieme, così come non riesco a immaginare di mangiare in un piatto sporco (che schifo!) o di andare a spasso in camicia da notte (che vergogna!).
Le persone devono sapere che quel che fanno ha un senso, serve concretamente ed è la cosa giusta (facile e possibile) da fare. E devono “vederlo”: i cassonetti vanno svuotati in tempo e in ore stabilite. Dev’essere più che chiaro, e scritto bene in grande, che cosa va messo dove. Dev’essere più che certo e noto a tutti che i rifiuti separati non saranno rimessi insieme.
Il video sulla motivazione ricorda, infine, che è il modo in cui pensiamo alle cose a determinare se riusciremo o meno a farle. Dire (ahimè, con un certo tetro compiacimento) che il problema della raccolta differenziata a Roma è irrisolvibile perché “i romani sono fatti così” non aiuta né ad affrontarlo né, figuriamoci, a risolverlo.
Comportamenti virtuosi
Per questo sarebbe importante presentare sempre, contrapposti ai casi deteriori, anche esempi virtuosi: sulla raccolta differenziata ce ne sono molti , in tutta Italia, centro e sud compresi.
E dai, ci sono perfino persone che separano tonnellate di tappi di plastica, a fronte di una motivazione forte: finanziare la ricerca sui linfomi e altre iniziative benefiche.
Poiché i dati dicono che a Roma c’è un 40 per cento di raccolta differenziata (nel 2012 era un misero 25,7 per cento), sono certa che ci sono imprese, esercenti e privati cittadini che già oggi speranzosamente la praticano. Perché non dare visibilità ai comportamenti virtuosi?
Avanti, fateci conoscere questi eroi del quotidiano: qualche sòra Faustina che separa le bucce dal cartone. E, magari, anche qualche sor Olimpio: la spazzatura non dev’essere solo questione di donne, no?
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