I volti sono meno scuri e spaventati. Le ragazze sono meno remissive e indossano veli sempre più sofisticati. All’aeroporto i controlli di sicurezza non sono più così inquietanti.
Appena arrivati a Teheran ci si accorge subito che qualcosa è cambiato. “Le cose vanno meglio”, si sente ripetere un po’ ovunque, e il riferimento è chiaramente agli anni di Ahmadinejad. Pur non avendo ancora risolto i problemi del paese, il nuovo presidente Hassan Rohani, eletto in estate, sembra aver restituito la speranza al popolo.
Gli iraniani possono andare fieri dell’intelligenza collettiva dimostrata alle ultime elezioni, quando hanno saputo compattarsi dietro un candidato moderato dopo aver compreso che i riformatori sarebbero stati eliminati con qualsiasi mezzo. Rohani non era certo la prima scelta dei sostenitori del cambiamento, ma quantomeno prometteva (e non è poco) di riconciliare l’Iran con gli Stati Uniti e l’Europa, accettando un negoziato sul nucleare e lavorando per ottenere la cancellazione delle sanzioni economiche che soffocano le enormi potenzialità del paese e peggiorano le condizioni di vita della popolazione.
L’Iran ha scelto di scommettere su Rohani, e questa volontà popolare di riconciliazione ha convinto la Guida suprema Ali Khamenei – l’unico, vero capo del paese – a non cedere alle pressioni dei conservatori truccando i risultati elettorali. Il nuovo presidente non ha perso tempo, e ha subito inviato chiari segnali di apertura alla comunità internazionale. I negoziati con le grandi potenze, avviati rapidamente grazie al nuovo approccio di Teheran, hanno portato a un primo accordo per la cancellazione parziale delle sanzioni e avanzano sempre più spediti, tanto che oggi non è più un’eresia sperare in un loro successo completo.
Le grandi società e le compagnie petrolifere scommettono sull’apertura, e stanno già preparando il loro ritorno in Iran. Il governo lavora a nuovi tipi di contratti per favorire gli investimenti non soltanto nel gas e nel petrolio, ma anche nel settore dei servizi, ancora molto arretrato. Dopo aver minacciato il mondo intero per anni, ora i funzionari passano il tempo a mostrare le opportunità di guadagno agli investitori stranieri. L’arrivo delle imponenti delegazioni commerciali alimenta le speranze del popolo, che continuano a crescere nonostante non ci siano ancora stati progressi concreti a livello di tenore di vita e libertà.
Dando prova di grande acume, gli iraniani hanno infatti capito che Rohani non può compiere gesti eclatanti sul fronte interno prima di aver concluso un accordo sul nucleare, perché altrimenti alimenterebbe la rabbia dei conservatori e rischierebbe di perdere il sostegno della Guida. E così un intero popolo attende la vittoria diplomatica del suo presidente, convinto che potrebbe aprire un nuovo fronte: quello della libertà.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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