Stiamo assistendo a una timida schiarita o a un pericoloso irrigidimento? Difficile dirlo, perché i segnali arrivati nella giornata di martedì sono contraddittori. Da un lato la crisi ucraina non si è aggravata, e Vladimir Putin non ha alzato la posta destabilizzando le regioni dell’Ucraina orientale (come qualcuno si sarebbe aspettato) mentre le sue truppe continuavano ad assumere il controllo della Crimea.

L’offensiva russa è in pausa, come dimostra la fine delle esercitazioni militari alle frontiere con l’Ucraina. Al di là delle dichiarazioni pubbliche, questo elemento non è sfuggito agli occidentali, come anche la disponibilità manifestata dal presidente russo a partecipare al piano di aiuti economici per l’Ucraina dell’Fmi e la sua ammissione che il presidente decaduto Viktor Janukovič, attualmente in esilio in Russia, non ha più un futuro politico.

Se le parole hanno un senso, le dichiarazioni di Putin potrebbero significare che una volta messa al sicuro la Crimea Mosca potrebbe aprire una trattativa con le nuove autorità ucraine e contribuire alla stabilizzazione dell’economia di Kiev, a cui tra l’altro la Russia tiene molto considerando la presenza delle sue industrie e delle sue banche nel paese.

Oltre a questi elementi rassicuranti, però, ce ne sono altri che alimentano la preoccupazione. Putin ha infatti rilasciato altre dichiarazioni dai toni molto più aggressivi. “Se si dovessero verificare disordini nelle regioni dell’est e la popolazione chiedesse il nostro aiuto, ci riserviamo il diritto di utilizzare tutti i mezzi necessari per difenderla”, ha precisato, aggiungendo che un intervento militare russo in Ucraina “per il momento non è necessario”.

Putin non ha escluso che la Crimea possa proclamare la propria indipendenza, sottolineando che “questo passo è stato consentito agli albanesi del Kosovo, e il diritto di un popolo all’autodeterminazione è riconosciuto dall’Onu”. Quanto alla situazione politica ucraina, agli occhi di Putin si è verificato “un colpo di stato anticostituzionale” ed “esiste un unico presidente legittimo dal punto di vista giuridico, anche se al momento non ha alcun potere”, ovvero Janukovič. A questo proposito Putin ha chiarito che “se il presidente legittimo dovesse chiedercelo e noi decidessimo di utilizzare le forze armate in Ucraina, questo intervento sarebbe in perfetto accordo con il diritto internazionale”.

In sostanza Putin ha detto tutto e il contrario di tutto. Allo stato attuale non si può escludere un’intervento russo in tutto il territorio ucraino, perché il Cremlino non ha ancora scartato l’opzione militare. Ma il presidente non ha ancora esteso il suo intervento oltre i confini della Crimea, come se volesse lasciare aperta la porta del compromesso. O forse vuole soltanto prendere tempo e sfruttare il caos. Gli occidentali, dal canto loro, continuano ad alzare i toni, ma intanto lavorano per aprire un possibile negoziato con Mosca. Dove sta andando questa crisi? Per il momento è impossibile dirlo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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