La situazione in Ucraina è sempre più confusa e i leader occidentali non capiscono dove voglia andare a parare Vladimir Putin, ammesso che lo sappia lui stesso. A questo punto è possibile avanzare due diverse ipotesi sull’evoluzione del conflitto.

Secondo la prima lettura la prossima mossa del presidente russo sarà inevitabilmente quella di invadere l’Ucraina orientale. Al momento tutto sembra indicare uno scenario di questo tipo, anche perché la tensione continua a salire nella parte russofona dell’Ucraina, le cui industrie e miniere sono indissolubilmente legate al mercato russo. I separatisti filorussi moltiplicano gli attacchi agli edifici istituzionali, occupandoli e issando la bandiera russa. I sostenitori dell’unità ucraina, intanto, stanno cominciando a organizzarsi in gruppi di autodifesa.

Nelle province orientali del paese si respira un clima da guerra civile, e ormai non si tratta più di dimostrare che dietro alle iniziative dei separatisti ci sono i servizi russi. La verità è che presto potrebbero verificarsi incidenti talmente gravi da fornire a Putin il pretesto per intervenire, cosa che sarebbe comunque obbligato a fare anche se non avesse volutamente messo in moto questo ingranaggio.

L’ingresso delle truppe russe in Ucraina avrebbe due conseguenze. Innanzitutto ciò che resterebbe dell’Ucraina indipendente chiederebbe subito la protezione della Nato, che difficilmente potrebbe tirarsi indietro. L’Ucraina occidentale, la Moldavia e la Georgia entrerebbero rapidamente nell’Alleanza atlantica, e la Federazione russa si ritroverebbe con le basi della Nato alle sue frontiere occidentali e meridionali.

Per Mosca sarebbe un grosso problema, tanto più che americani ed europei romperebbero verosimilmente ogni rapporto economico con il suo governo. Per l’occidente una decisione di questo tipo avrebbe senz’altro ripercussioni negative, ma a pagare il prezzo più alto sarebbero le imprese, la borsa, la moneta e il tenore di vita russi.

L’allargamento della Nato e le rappresaglie economiche sono le armi con cui gli occidentali stanno tentando di dissuadere Putin, insieme al rafforzamento delle sanzioni e della loro presenza militare in paesi della Nato come la Polonia e gli stati baltici. Il messaggio è chiaro, tanto che è stato recepito anche dai responsabili dell’economia russa, dai ministri e dai capi delle grande aziende come Gazprom, che ormai parlano pubblicamente dell’impatto catastrofico della crisi sui conti pubblici e sui loro affari.

L’entourage di Putin sta dunque avvertendo il presidente che l’ingresso delle truppe in Ucraina sarebbe una follia. Per questo motivo è ancora valida la seconda ipotesi, secondo cui presto o tardi si arriverà a un compromesso. La soluzione diplomatica sarebbe senz’altro la più ragionevole. Il problema è che raramente la ragione fa la storia.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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