Non è ancora detto che il sì trionferà. Nelle ultime due settimane il fronte del no ha perso terreno in modo clamoroso, ma non per questo tra otto giorni la Scozia si pronuncerà inevitabilmente a favore dell’indipendenza. Resta però il fatto che lo slancio della campagna per il sì è talmente forte che tutte le capitali stanno valutando le conseguenze di una sua vittoria.

Il Regno Unito è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e lo resterebbe anche senza la Scozia. Nessuno potrebbe strappare a Londra il suo seggio, ma è difficile che possa conservarlo a lungo se non sarà più ciò che è oggi e non essendo più ciò che era dopo la fine della guerra, ovvero una delle potenze vincitrici il cui vasto impero non era ancora svanito.

Prima o poi Londra si ritroverebbe priva del suo posto all’interno del Consiglio, e di conseguenza bisognerebbe affrontare il problema della riorganizzazione dell’Onu, una questione talmente destabilizzante che finora nessuno ha osato sollevarla.

Se sulla scena internazionale le conseguenze dell’ipotetica indipendenza della Scozia sarebbero enormi, lo stesso si può dire per i futuri rapporti tra Edimburgo e Londra. Dopo la secessione bisognerebbe infatti dividere (su quali basi?) i debiti e i beni, oltre a decidere se mantenere o no la sterlina come valuta nazionale. Ci vorrebbe del tempo e un esercito di giuristi, economisti e avvocati. In ogni caso, è sulla scena politica britannica ed europea che il “sì” avrebbe gli effetti più colossali.

Senza la Scozia e il suo elettorato di sinistra, il Regno Unito resterebbe a lungo ancorato alla destra. Senza la Scozia e il suo attaccamento all’Europa, un referendum britannico sull’uscita dall’Unione sarebbe quasi certamente vinto dagli euroscettici. Tanto meglio, diranno quelli che sono stanchi di vedere Londra bloccare ogni proposta di avanzamento dell’Unione europea. Ma l’uscita del Regno Unito potrebbe provocarne altre, in un momento in cui l’Europa unita non è certo al massimo della popolarità.

Per l’Unione europea, l’indipendenza della Scozia sarebbe un sisma di rara violenza, a breve, medio e lungo termine.

Senza solide basi giuridiche a cui appoggiarsi, Bruxelles dovrebbe decidere se chiedere alla Scozia di avviare una procedura di adesione o se considerarla già parte dell’Europa unita in quanto nazione costituente del Regno Unito.

Il problema è che in Belgio, Spagna, Italia e altrove il caso della Scozia potrebbe incoraggiare altre secessioni. Inoltre l’Unione europea dovrebbe adattarsi ai cambiamenti dei rapporti di forza al suo interno, perché lo schieramento liberale sarebbe inevitabilmente indebolito.

I federalisti europei sarebbero rafforzati, ma lo stesso varrebbe per il neutralismo di molti europei, perché, insieme alla Francia, il Regno Unito è l’unico paese dell’Unione europea ad avere una visione globale del mondo e un vero esercito.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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