Quando è troppo è troppo. Gran parte della stampa tedesca ha ormai perso la misura con gli insulti nei confronti della Francia, arrivando a descriverla come un paese sull’orlo del fallimento e presentando la visita di Mauel Valls a Berlino come quella di un mendicante arrivato per chiedere l’elemosina alla cancelleria federale. Forse è il momento di mettere in chiaro le cose.
Da sinistra a destra, dai sindacati all’imprenditoria, tutti i tedeschi che conoscono almeno un po’ la Francia provano un certo imbarazzo e sottolineano quanto sia sbagliato presentare la quinta economia del mondo come un paese in rovina.
Questa prospettiva diversa nasce anche dal fatto che durante la sua visita il primo ministro ha impressionato favorevolmente i suoi interlocutori, ribadendo a più riprese che Parigi intende portare il deficit sotto il 3 per cento, che si impegnerà a farlo riducendo le spese ma anche che non intende forzare i tempi per non correre il rischio di compromettere la crescita.
Valls ha spiegato ai tedeschi che la Francia non chiede niente per sé, perché non è compito della Germania risolvere i problemi di Parigi (anche perché non è nelle condizioni di farlo), ma ha anche invitato Berlino a investire nella sua economia ora che ne ha i mezzi, ad accettare la proposta di investimenti comuni della nuova Commissione europea e a rilanciare la crescita, che in questo momento appare molto debole (anche in Germania).
Con il suo discorso il primo ministro non soltanto ha modificato la percezione di una Francia irresponsabile e alla deriva, ma si è anche proposto come primo attore di un dibattito franco-tedesco, perché le imprese, i sindacati e la sinistra condividono (almeno in parte) le analisi francesi, al contrario della cancelliera e di gran parte della destra.
Amplificato all’inizio del mese da un articolo dello Spiegel che denunciava il degrado delle infrastrutture tedesche, il dibattito sta prendendo piede a Berlino. Il suo esito è ancora incerto, ma nella giornata di mercoledì un alto funzionario (che ha chiesto di rimanere anonimo) ha sottolineato che bisogna fare attenzione a non giudicare troppo la Francia sulla questione del 3 per cento, perché spetta solo alla Commissione stabilire se Parigi ha bisogno di una proroga e se resta conforme al patto di stabilità. Il messaggio è chiaro: la Germania non esclude questa possibilità.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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