Il prossimo bilancio francese potrebbe essere bocciato dalla Commissione europea. Per ora è solo una voce di corridoio, ma oltre a essere comprovata da diverse fonti a Bruxelles, è perfettamente plausibile, perché la Commissione ha il diritto di farlo.
In un certo senso Bruxelles avrebbe il dovere di andare avanti per la sua strada, anche perché un trattato firmato dalla Francia obbliga l’esecutivo europeo a vegliare sul rispetto dei tetti al deficit e all’indebitamento fissati dal trattato di Maastricht, a pretendere le modifiche necessarie e a imporre sanzioni finanziarie agli stati che non tengono fede agli impegni presi. La Francia sta per violare ancora una volta i limiti fissati dall’Unione con una bozza di bilancio 2015 in cui il deficit ammonterebbe al 4,7 per cento del pil, e prima del 2017 non dovrebbe scendere sotto il tetto del 3 per cento previsto dai trattati.
Dopo aver mantenuto a lungo un atteggiamento conciliante nei confronti di Parigi (prima con Sarkozy e poi con Hollande), la Commissione non può più far finta di niente senza attirarsi le accuse di non rispettare il mandato ricevuto dagli stati membri (tra cui la Francia) e di avere un occhio di riguardo per i paesi forti.
Le voci di corridoio potrebbero rivelarsi fondate alla fine del mese, ma uno sviluppo di questo tipo sarebbe ben poco auspicabile, per tre ragioni. La prima è che in questo modo la Commissione alimenterebbe l’euroscetticismo, perché l’estrema sinistra, l’estrema destra e alcune correnti dei grandi partiti parlerebbero inevitabilmente di una violazione della sovranità popolare da parte della cosiddetta “burocrazia di Bruxelles”.
Il secondo motivo è che una decisione simile sarebbe immancabilmente considerata (a torto) come imposta dalla Germania, e questo danneggerebbe i rapporti tra Parigi e Berlino, come minimo al livello dell’opinione pubblica.
Il terzo motivo è che la Commissione farebbe meglio ad ascoltare le ragioni della Francia, che non può ridurre il deficit senza rischiare una crisi sociopolitica molto pericolosa e senza falciare la crescita francese ed europea, danneggiando la Francia e ciò che resta dell’Unione.
Il governo francese continua a ripeterlo senza sosta. Oggi l’Europa non può ignorare la sua voce, anche considerando il fatto che molti europei sono dello stesso avviso, a cominciare dalla sinistra, dai sindacalisti e dagli imprenditori tedeschi che auspicano uno sforzo comune per rilanciare la crescita. Nell’Unione è in corso un dibattito di grande importanza, e sarebbe inutile gettare benzina sul fuoco con un’applicazione meccanica di trattati che tra l’altro prevedono una grande flessibilità.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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