Ho trovato un uomo profondamente turbato, per non dire distrutto. Parlo di uno degli artefici degli accordi di Oslo, che avevo chiamato per chiedere una previsione sulle elezioni anticipate appena annunciate dal primo ministro israeliano e capofila della destra, Benjamin Netanyahu. Gli ho domandato se la sinistra, il centrosinistra, i moderati e i sostenitori della pace abbiano qualche speranza di conquistare la maggioranza o uscire rafforzati dallo scrutinio. La sua risposta è stata breve e secca. “No”.
Il mio conoscente mi ha garantito che la destra vincerà a pieni voti, perché Netanyahu ha seminato la paranoia tra l’opinione pubblica convincendo la popolazione che Mahmud Abbas (presidente dell’Autorità palestinese) sostiene dietro le quinte il terrorismo, che Hamas e il gruppo Stato islamico sono la stessa cosa, che il mondo intero è contro Israele e che l’unica soluzione è quella di non fare il minimo passo indietro.
A sentire il mio interlocutore i moderati otterranno al massimo una quarantina di seggi su 120, e non potranno nemmeno appoggiarsi ai deputati arabi perché l’astensione tra gli arabi israeliani potrebbe essere forte. A causa del fallimento del processo di pace, dell’ultima guerra a Gaza e della sfiducia crescente si sono infatti allontanati da quello che fu il loro stato, dalle sue elezioni e dalla sua vita politica.
Quest’uomo, un tempo fervente ottimista, mi ha parlato ieri di una marcia inarrestabile verso la “catastrofe”. I palestinesi, mi ha spiegato, non credono più alla soluzione dei due stati e aspettano solo di ritrovarsi in maggioranza in un paese diventato binazionale. La destra israeliana, dal canto suo, non vuole fare la minima concessione territoriale e conta sull’uso della forza per combattere gli arabi, anche quando saranno la maggioranza della popolazione israeliana.
Sfortunatamente queste previsioni così pessimistiche sono anche accurate. Quali che siano le responsabilità delle due parti nel fallimento del processo di pace – e la verità è che sono condivise da vent’anni – la mancanza di fiducia reciproca tra israeliani e palestinesi è ormai talmente radicata da rendere quasi inutile sperare che i due popoli trovino da soli la via di una coesistenza pacifica. È per questo che il parlamento francese e altri parlamenti europei hanno chiesto nella giornata del 2 dicembre il riconoscimento della Palestina, nella speranza di sostenere i moderati palestinesi e mettere pressione sulla destra israeliana come chiesto dai sostenitori della pace in Israele.
L’Europa ha un ruolo fondamentale, ma a questo punto l’unica soluzione è imporre la pace ai due popoli attraverso la comunità internazionale. Se l’Unione euroepa e gli Stati Uniti non troveranno un accordo sulle frontiere dei due stati e sulle garanzie di sicurezza rischiamo effettivamente di andare incontro a una catastrofe.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it