Finalmente entriamo nel vivo. Dopo quasi un mese di trattative, bluff e ritrattazioni, venerdì sera la Grecia e gli altri 18 membri dell’eurozona hanno trovato un indispensabile compromesso.

Il governo greco ha ottenuto il prolungamento di quattro mesi degli aiuti finanziari dei quali beneficia, impegnandosi in cambio a presentare entro stasera un elenco delle riforme e dei provvedimenti che intende adottare per ridurre il debito pubblico. Le proposte di Atene saranno esaminate martedì dai ministri delle finanze dell’eurozona, e se non ci saranno intoppi con i parlamenti nazionali (a cominciare da quello tedesco) la nuova sinistra greca dovrà far seguire i fatti alle parole.

Syriza e Alexis Tsipras dovranno dimostrare che è davvero possibile risanare l’economia nazionale senza violenze sociali e senza tagliare brutalmente i salari, le pensioni e la spesa pubblica, ma restituendo potere d’acquisto alla popolazione per rilanciare la crescita e ridurre il peso del debito. Il nuovo governo greco vuole basare questa svolta politica su una razionalizzazione dell’apparato statale (riducendo i dipendenti dove sono troppo numerosi e reintegrandoli dove esiste una carenza di personale) e sulla creazione di un meccanismo fiscale efficiente per smascherare l’evasione e recuperare i capitali, contribuendo in questo modo al risanamento dei conti pubblici.

La nuova sinistra greca non vuole continuare a spendere a credito, ma modernizzare il paese andando oltre ciò che chiedono i partner europei e il Fondo monetario internazionale. Nessuno potrebbe avere nulla da ridire, ma il problema è che per portare a termine riforme così ambiziose ci vogliono tempo e volontà politica. Per realizzare il suo progetto Atene dovrà colpire gli interessi di interi settori della popolazione e intaccare i grandi patrimoni, a cominciare da quello della chiesa ortodossa che paga imposte irrisorie sulle sue immense proprietà. In sostanza il nuovo governo greco dovrà affrontare una grande impopolarità dopo aver suscitato enormi entusiasmi con la sua denuncia dell’austerità.

Tsipras e i suoi hanno accettato una scommessa difficile, ed è anche in quest’ottica che hanno stretto un’alleanza con un partito di destra. Ma se riusciranno a dimostrare che perfino in Grecia si possono conciliare la crescita e il rigore avremo la prova che l’Europa intera può scegliere un altro percorso politico e stabilizzare una tendenza già in atto. Questa è la vera posta in gioco della battaglia greca, una battaglia cruciale per tutta l’Unione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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