In Iran accadono cose sorprendenti. Certo, i giovani non sono scesi nuovamente in strada come avevano fatto nel 2009 per protestare contro i brogli, e non è nemmeno tornato il vento del cambiamento del 1997, quando il riformatore Mohammad Khatami conquistò la presidenza della repubblica.
Oggi non accade nulla di così spettacolare, ma resta il fatto che la situazione sta mutando ai vertici del potere e questo potrebbe essere il segno di una profonda evoluzione per il paese.
Se a Teheran non ci fosse aria di cambiamento i conservatori metterebbero alla gogna i delegati ai negoziati, come hanno fatto negli ultimi mesi criticando la scelta dei negoziatori di trovare un compromesso con le grandi potenze. Agli occhi dei conservatori erano solo dei traditori, ma una volta raggiunto l’accordo il giudizio è cambiato: oggi i negoziatori sono gli eroi della nazione.
Le prime lodi sono arrivate dal majlis, il parlamento dominato dai falchi del regime. Poi si è diffusa una musica di fondo con un plauso generalizzato. Infine, nella giornata di martedì, è arrivato il suggello del capo dei guardiani della rivoluzione, il generale Jafari in persona.
“I figli rivoluzionari dell’Iran islamico hanno difeso con competenza i diritti della nazione”, ha dichiarato Jafari rendendo omaggio al presidente della repubblica Hassan Rohani e al suo ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif, gli stessi uomini che aveva criticato pubblicamente fino a pochi giorni fa. Per capire l’importanza di queste dichiarazioni bisogna tenere presente che i guardiani della rivoluzione, braccio armato del regime, costituiscono uno stato nello stato, una potenza militare e finanziaria che rappresenta il bastione delle correnti più intransigenti del regime.
In meno di una settimana le forze più conservatrici si sono allineate al fianco del riformatore Rohani, e il motivo è che la guida suprema Ali Khamenei, capo della struttura religiosa che guida le istituzioni repubblicane e uomo più potente del regime, ha deciso di sostenere il presidente della repubblica.
Senza questo appoggio il compromesso di Losanna non sarebbe stato possibile. La guida suprema ha permesso la firma dell’accordo perché l’economia iraniana ha un bisogno vitale di vedere cancellate le sanzioni che la soffocano. Khamenei ha fatto suo il realismo dei riformatori, abbandonando quei falchi di cui era la figura di riferimento. In questo modo Rohani e il suo ministro degli esteri sono diventati eroi osannati dalla popolazione che chiedeva a gran voce il compromesso, ma anche i dignitari a cui tutto il regime fa riferimento, anche se solo a parole. Questa evoluzione modifica profondamente lo scenario iraniano. Oggi sono i liberali ad avere il vento in poppa, mentre la guida suprema, un uomo malato, non appare più eterna. Niente è ancora deciso, ma per il momento è Rohani a guidare le danze.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it