Da lui gli Stati Uniti e il mondo intero si aspettavano così tanto che inevitabilmente sono rimasti delusi. Da tempo ormai, in tutti i continenti e attraverso tutte le correnti politiche, si è diffusa l’idea che Obama non abbia rispettato le attese. Ma è un giudizio fondato? Non proprio.

Sei anni fa Obama ha assunto i comandi di un paese che aveva l’economia in ginocchio a causa della crisi di Wall street, un paese che l’imperizia di George W. Bush aveva impantanato in Iraq e in Afghanistan e con un’immagine internazionale catastroficamente negativa. Quando Obama è arrivato al potere, insomma, gli Stati Uniti erano sull’orlo del fallimento e screditati in tutto il mondo.

E dove sono ora, a metà del secondo mandato di Obama? L’economia è stata rimessa in sesto, mentre le truppe americane hanno lasciato come promesso l’Iraq e l’Afghanistan. Anche l’immagine degli Stati Uniti è sensibilmente migliorata, e la ciliegina sulla torta è sicuramente l’accordo appena concluso con l’Iran sul nucleare.

Il compromesso, per definizione insoddisfacente, è fortemente ostacolato dai paesi sunniti, da Israele e dalla maggioranza repubblicana al congresso perché renderà l’Iran uno “stato di soglia”, ovvero un paese capace di costruire la bomba in tempi brevi. L’intesa non è del tutto rassicurante, ma l’accordo è chiaramente preferibile al bombardamento delle strutture nucleari iraniane e inoltre (è questa la scommessa di Obama) potrebbe innescare un meccanismo di distensione in Medio Oriente.

Per il momento non c’è niente di sicuro, ma allo stesso tempo tutto è possibile perché il compromesso ha notevolmente rafforzato i riformatori all’interno del regime iraniano. Il presidente Hassan Rohani e il ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif, artefici dell’accordo di Losanna, sono diventati intoccabili a Teheran perché la popolazione li applaude per aver permesso la cancellazione delle sanzioni e perché godono ormai dell’appoggio della guida suprema, l’uomo più potente del regime che aspira anche lui alla caduta delle sanzioni e che ha inevitabilmente portato con sé il sostegno dei conservatori.

Non solo la nuova situazione politica potrebbe permettere una progressiva liberalizzazione interna, ma potrebbe anche spingere la diplomazia iraniana a cercare un compromesso con i paesi sunniti anziché continuare a sfidarli armando le comunità sciite della regione.

Mentre il Medio Oriente sprofonda in una guerra di religione tra sciiti e sunniti, il meccanismo di Losanna potrebbe insomma far trionfare la ragione. In questo senso Barack Obama, un uomo a cui rimproveriamo di riflettere troppo e agire poco, potrebbe riuscire ad aprire la strada a una stabilizzazione del Medio Oriente. Se sarà così, Obama sarà ricordato come uno dei grandi presidenti nella storia degli Stati Uniti.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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