Le notizie non sono ancora buone, ma sono comunque meno cattive di prima. Ripreso martedì sera, il dialogo tra la Grecia e i suoi partner europei proseguirà mercoledì con una nuova videoconferenza dei ministri delle finanze dell’eurozona, preceduta da intense discussioni tecniche. Mercoledì sera, dunque, sapremo se ci sarà un passo avanti. Ma come siamo arrivati a questa riapertura? E quante probabilità ci sono di arrivare a un vero compromesso?

Per capirlo bisogna tornare a domenica. I leader europei erano ancora storditi dall’annuncio del referendum greco, ma il presidente francese, la cancelliera tedesca, il capo del governo italiano e il presidente della Commissione hanno fissato una linea comune, definendo legittima la volontà del governo greco di consultare il suo popolo.

Tuttavia, hanno anche ricordato che le ultime proposte dei creditori non sono quelle comunicate da Atene, ma sono state ammorbidite e accompagnate da un impegno a ridiscutere il debito greco a partire da ottobre. La porta, hanno spiegato i leader dei grandi paesi europei, è sempre aperta per una ripresa della trattativa.

Nella notte tra lunedì e martedì Jean-Claude Juncker ha invitato Alexis Tsipras a impegnarsi personalmente ad accettare l’ultima proposta europea, chiedendo una nuova riunione dei ministri delle finanze (l’eurogruppo) e di “modificare il corso del referendum”, ovvero chiedere a i greci, una volta raggiunto il compromesso, di votare “sì”.

Il primo ministro ha accettato, ma la lettera che ha inviato nel pomeriggio conteneva solo la richiesta di un nuovo eurogruppo e un prolungamento del programma di aiuti europei che scadeva martedì sera. La lettera non accennava alle proposte europee né al referendum.

La tensione è cresciuta, e l’eurogruppo si è aperto in un’atmosfera pesantissima. Spagnoli, tedeschi, e finlandesi sono stati particolarmente inflessibili, ma i greci hanno tenuto un comportamento conciliante e i francesi sono rimasti fedeli alla loro missione di smussare gli angoli. La riunione si è chiusa con l’idea che Atene accetterà senza modificarle le ultime proposte europee, e se ci sarà un accordo le grandi linee di un nuovo piano di aiuti saranno definite entro venerdì. Se tutto questo accadrà, il referendum sarà completamente diverso.

Significa che possiamo aspettarci un compromesso? È possibile, perché la paura di un salto nel buio mobilita tutti e perché i greci hanno stretto la mano che gli è stata tesa. Un’intesa sarebbe la soluzione ragionevole, ma dobbiamo aspettare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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