Anche se può sembrare cinico dirlo, l’ascesa del gruppo Stato islamico (Is) non ha solo aspetti negativi. La barbarie dell’organizzazione jihadista ha spaventato il mondo a tal punto e ha creato un tale malessere nell’islam che dopo aver mobilitato le grandi potenze a favore di un accordo di pace sulla Siria ha prodotto un’alleanza di trentaquattro paesi sunniti contro il terrorismo.
Sotto l’egida dell’Arabia Saudita, questi paesi del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia hanno deciso di “combattere il terrorismo militarmente e ideologicamente” condividendo le informazioni, fornendo materiale e formazione e mettendo a disposizione le loro forze.
Non era mai successo che tante forze dell’islam si dissociassero così nettamente dalla violenza jihadista
“La guerra contro il terrorismo è la nostra guerra”, ha dichiarato la Giordania. Principale autorità del sunnismo, la moschea Al Azhar ha invitato “tutti i paesi musulmani” a entrare a far parte della coalizione. “È arrivato il momento che il mondo musulmano prenda posizione”, ha sottolineato il capo della diplomazia saudita. L’alleanza testimonia la volontà del “mondo islamico di partecipare alla lotta contro questo flagello”, ha aggiunto il ministro della difesa e viceprincipe ereditario del regno.
Alleanza morale e intesa militare
Non era mai successo che tante forze dell’islam si dissociassero così nettamente dalla violenza jihadista, ma al di là delle parole questa situazione potrebbe cambiare molte cose.
La prima è che i jihadisti dello Stato islamico, già condannati dall’Iran sciita e indicati come nemici dal mondo sunnita, potrebbero ritrovarsi totalmente isolati all’interno della regione che rivendicano. Questo non impedirà ai terroristi di commettere i loro crimini in nome della fede, ma ormai la loro impostura è smascherata. Sono loro gli eretici, e moralmente parlando questo li indebolisce e migliora l’immagine dell’islam, finora penalizzata da un silenzio che era scambiato per una sorta di connivenza.
Il secondo cambiamento è che questa alleanza potrebbe in futuro diventare un’intesa militare. Non solo l’annuncio della sua formazione non esclude sviluppi sul campo in futuro, ma gli occidentali spingono in questa direzione perché non vogliono impegnare le loro truppe di terra contro l’Is e perché è preferibile che siano le truppe musulmane a combattere i sanguinari che fanno riferimento all’islam.
Il terzo cambiamento introdotto da questa alleanza è strettamente saudita, perché la stabilità del regno si basa sull’appoggio che il wahhabismo, scuola saudita reazionaria dell’islam, garantisce alla monarchia. Finora la famiglia reale non ha mai ostacolato i wahhabiti, di cui sosteneva le correnti jihadiste. Ora la necessità impone una revisione del patto interno saudita. È un dato positivo, ma solleva molti interrogativi sul futuro del regime.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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