La Francia, la Francia, la Francia. A prescindere dal tono degli articoli e dalle differenze nelle analisi, oggi il paese è molto presente sulle prime pagine dei giornali stranieri, che dedicano molti articoli alle elezioni francesi, in Europa e in tutto il mondo.

È una buona notizia, diciamolo subito. Questa attenzione può cambiare la scarsa opinione che i francesi hanno di se stessi, questa depressione che spinge tanti a pensare che il loro paese sia in declino, spacciato, che più niente e nessuno potrebbe restituirgli il suo posto nel mondo e il suo splendore passato.

È un sentimento strano che gli altri paesi non condividono. Lo dimostrano i loro giornali, perché non si interesserebbero così tanto a noi se non contassimo più niente. Ma perché i francesi hanno smesso di credere in se stessi?

Un ruolo speciale perduto
Michel Rocard pensava che la causa andasse ricercata nel crollo del 1940. L’ex primo ministro era convinto che la Francia non si fosse mai ripresa da quando un’intera nazione orgogliosa si era inabissata nella rassegnazione della sconfitta e del collaborazionismo. Ma la guerra non sono state solo Vichy e le retate contro gli ebrei compiute dalla polizia francese.

Non possiamo dimenticare De Gaulle e il governo francese in esilio a Londra, la resistenza e tutti gli uomini senza nome, tutti gli eroi di destra e sinistra che non hanno partecipato alla viltà generale.

L’unificazione ha regalato alla Germania la centralità europea che le spetta, e la Francia non può più essere ai comandi dell’Europa

No, Rocard sopravvalutava l’importanza di quel momento orribile. Quello da cui la Francia non riesce a riprendersi è l’idea di non poter più contare solo su se stessa come ai tempi di de Gaulle, quando il suo liberatore l’aveva illusa di essere importante come all’epoca di Luigi XIV, della rivoluzione o di Bonaparte, ponendola al di sopra delle parti nella guerra fredda, speciale, indipendente e pronta a dialogare con tutti.

Da quando non esiste più uno schieramento sovietico, la Francia non può più sentirsi al di sopra dell’est e dell’ovest. Da quando l’unificazione ha regalato alla Germania la centralità europea che le spetta per via della sua geografia e della sua potenza economica la Francia non può più essere ai comandi dell’Europa.

Certo, la Francia ha perso diverse carte vincenti, ma allora perché i giornali stranieri le danno importanza? E perché se ne occupa anche Donald Trump, che si è informato sulla presidenziali presso il rappresentante francese all’Onu François Delattre?

Un regalo indovinato
Trump si interroga sulla Francia, e non è l’unico capo di stato a farlo. A prescindere dalla depressione, infatti, la Francia resta la quinta potenza economica del pianeta, un paese dove lo stato sociale è molto forte, con un esercito che ha un ruolo cruciale nel mondo, le cui imprese hanno un peso enorme (comprese le start-up), per non parlare del cinema e della vitalità che la spinge a far saltare il banco quando tutto sembra in stallo.

La Francia è stata capace di far vincere il primo turno delle presidenziali a un ragazzo di 39 anni che si è messo in testa di ridefinire lo scenario politico nazionale e potrebbe davvero riuscire a farlo. A prescindere dai toni e dalle analisi, l’attenzione dei giornali stranieri è un regalo per la Francia.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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