Non sembra esserci una fine per questa crisi che entra nella sua quarta settimana. Lo scorso 5 giugno le monarchie del golfo Persico, Arabia Saudita in testa, hanno rotto i rapporti con il Qatar, loro vicino, minuscolo e ricchissimo emirato della penisola arabica, un altro stato sunnita e un’altra monarchia assoluta, isolandolo e bloccando il passaggio attraverso la frontiera saudita, l’unico confine terrestre di questo fazzoletto di terra che è il primo esportatore mondiale di gas liquefatto.
Ufficialmente le monarchie del golfo accusano il Qatar di sostenere il terrorismo, ma in realtà vogliono solo rompere i rapporti con una politica che gli è avversa.
Mentre l’Arabia Saudita gioca la carta dello status quo nel mondo arabo, la dinastia qatariota ritiene che bisogna cambiare tutto affinché niente cambi e che il modo migliore di garantire la propria sopravvivenza e quella dei suoi interessi patrimoniali è abbracciare l’evoluzione del mondo arabo per incanalarla meglio e assicurarsi di non esserne danneggiata.
Questo ragionamento ha spinto il Qatar a creare, circa vent’anni fa, la catena televisiva panaraba Al Jazeera, che ha fatto entrare il dibattito delle idee in tutte le case dal Mashreq al Maghreb. Lo stesso ragionamento ha portato il Qatar a sostenere i Fratelli musulmani in Egitto e Tunisia, integralisti ma non terroristi, arrivati al potere con le prime elezioni libere dopo le rivolte arabe del 2011.
Il Qatar ha scelto il cambiamento per non esserne vittima. Un po’ quello che fecero in Francia gli orleanisti davanti ai legittimisti, ma agli occhi della monarchia saudita questa politica ha solo incoraggiato la ribellione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la volontà del Qatar di trovare un modus vivendi con l’Iran sciita, potenza in ascesa del Medio Oriente. Le monarchie del golfo non hanno accettato questo timido riavvicinamento tra Qatar e Iran, ed è per questo che il Qatar subisce un blocco da tre settimane.
Il Qatar è indispensabile per gli Stati Uniti, e l’Iran e la Turchia sono corsi in suo aiuto
In teoria questo emirato potrebbe solo piegarsi, tanto il rapporto di forze gli è sfavorevole. Ma resta il fatto che il paese ospita una base militare turca e la principale base statunitense della regione, la stessa che gli americani utilizzano per colpire il gruppo Stato islamico.
In altre parole il Qatar è indispensabile per gli Stati Uniti, e mentre Donald Trump lo attacca con gli stessi argomenti usati dai sauditi – l’accusa di sostenere il terrorismo – il dipartimento di stato e il Pentagono lo difendono strenuamente. Non solo il Qatar ha amici potenti a Washington e in Europa, ma l’Iran e la Turchia sono corsi in suo aiuto consegnandogli, via mare, tutto ciò che non può più importare via terra.
Il 23 giugno, grazie alla pressione di Washington, le monarchie del golfo hanno presentato tredici condizioni (tra cui la chiusura di Al Jazeera) per la cancellazione del blocco. Il Qatar ha rifiutato il ricatto e resiste. La crisi continua e l’Iran non può che gioirne.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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