Il 25 settembre i curdi iracheni, 5,5 milioni di persone, si sarebbero dovuti pronunciare sulla loro indipendenza attraverso un referendum. Il loro parlamento l’ha confermato il 15 settembre, ma il 18 settembre la corte suprema federale irachena ha ordinato la sospensione del referendum per esaminarne la costituzionalità.

Il Medio Oriente e il resto del mondo sono assolutamente contrari a questo voto. L’Iran, la Siria e soprattutto la Turchia, ma naturalmente anche l’Iraq, moltiplicano gli avvertimenti, perché ognuno di questi paesi, in cui vivono nutrite minoranze curde, non vuole perdere una parte del suo territorio attraverso secessioni che potrebbero trasformarsi in una valanga.

Se il Kurdistan iracheno, diventato sempre più indipendente dopo la prima guerra in Iraq del 1991, proclamasse la sua indipendenza, alimenterebbe le ambizioni dei curdi siriani, su cui Damasco non ha più alcun controllo. Se i curdi siriani optassero a loro volta per l’indipendenza creando un loro stato lungo la frontiera turca, i curdi turchi riprenderebbero a sognare la secessione e i curdi iraniani non resterebbero a lungo a guardare davanti a questa rinascita nazionale a cui tutti i curdi aspirano da molto tempo.

La questione curda non ha mai cessato di perseguitare il Medio Oriente da quando i vincitori della prima guerra mondiale rifiutarono ai curdi lo stato nazione che gli avevano promesso. Il problema ha dilaniato a lungo l’Iraq e soprattutto la Turchia, che i curdi hanno spinto verso la guerra civile imbracciando le armi. Al di là dei loro conflitti, dunque, esiste una specie di unione sacra tra gli stati del Medio Oriente contro l’irredentismo curdo a cui si oppongono anche le grandi potenze, Stati Uniti in testa.

Unione sacra del Medio Oriente
Europei e americani vogliono concentrarsi sulla loro offensiva contro il gruppo Stato islamico e continuare ad appoggiarsi sui combattenti curdi, e l’ultima cosa che vogliono è dover affrontare un conflitto aperto tra turchi e curdi. I russi vogliono consolidare il regime di Damasco e non vorrebbero doverlo difendere dalla minaccia della secessione curda. Utili e applauditi quando combattono sul campo contro i jihadisti, i curdi infastidiscono il resto del mondo quando pensano a se stessi, tanto più che, avendo imparato dalla storia, non credono più a nessuno e non sono disposti a trattare.

L’Onu ha promesso ai curdi iracheni di aiutarli a ottenere da Baghdad un’autonomia ancora maggiore se rinunceranno al referendum, ma la risposta è stata un secco “no”. I curdi vogliono proclamare l’indipendenza per poi negoziare in posizione di forza. La vicenda è seria almeno quanto la crisi catalana e quella nordcoreana.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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