Appena è stato dato l’annuncio della morte di Steve Jobs la home ­page del sito della Apple è diventata molto sobria. Niente più annunci multicolorati dei nuovi prodotti disponibili, i cui modelli formano un arcobaleno, ma un ritratto in bianco e nero accompagnato dalla scritta: “Steve Jobs. 1955-2011”.

Un primo piano molto stretto dell’uomo che, senza voler scomodare termini come “genio” o “guru”, in ogni caso usati a profusione in questi giorni, incontestabilmente ha cambiato molte cose, molti elementi delle nostre vite, del modo in cui ascoltiamo la musica, del modo in cui usiamo e guardiamo le immagini e del modo di essere consumatori. In quello che ha tutta l’aria di un annuncio ufficiale, Jobs ci guarda dritti in faccia, tirandosi qualche pelo della sua barba ben curata.

Chissà se è per dimenticanza o per realismo – nel senso che comunque il commercio continua – che la tradizionale barra dei menù, anche se grigia, è rimasta al suo posto. Qualcuno troverà la cosa di cattivo gusto, ma non è niente di paragonabile a quello che è comparso in rete, in un flusso continuo di omaggi più o meno riusciti. C’è perfino una iUrn per raccogliere le ceneri del caro estinto o un’altrettanto classica tomba, in un calmo cimitero dall’aspetto tipicamente americano, con l’epitaffio: “Steve Jobs. Fatal error occurred”. Evidentemente Jobs continua a stimolare la nostra creatività.

Internazionale, numero 919, 14 ottobre 2011

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