I sessant’anni al trono della regina Elisabetta II d’Inghilterra scatenano il nostro immaginario. È senz’altro un personaggio che presto o tardi apparterrà alla storia, ma è stata anche un motivo ricorrente nell’immaginario fotografico del novecento. È stata fotografata da tutti i grandi artisti: da Cecil Beaton ad Annie Leibowitz. I suoi ritratti basterebbero a riempire un’intera mostra. Immagine glamour e immagine ufficiale, quasi sempre adornata da improbabili cappelli le cui tinte hanno fatto la felicità dei commentatori di moda e società.

Impossibile non fare caso al fatto che in molti servizi consacrati a questa ricorrenza sono state privilegiate immagini d’epoca, di quando era una giovane principessa che si presentava al suo appuntamento con la storia e veniva incoronata regina. Pochi hanno scelto di celebrarla rappresentandola com’è oggi. Almeno sulle copertine. E non si può certo dire che si porti male gli anni.

Ma questo trattamento sembra suggerire che giornali e riviste preferiscono parlare del passato che immergersi nel presente. Sia per sedurre il lettore sia per contribuire a creare una leggenda. Non sembrerebbe un fatto puramente estetico. In definitiva è naturale e comprensibile. Ognuno di noi, proiettandosi sulle maschere dei nostri eroi, preferirebbe essere ricordato giovane e bello, nascondendo vecchiaia e difetti a chi ci ricorderà.

Internazionale, numero 935, 10 febbraio 2012

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