Il consumo della cultura è sempre più evidentemente regolato da meccanismi di massa. Non si salva quasi niente, neanche le iniziative e le istituzioni più meritevoli. Al Louvre di Parigi, il museo più visitato al mondo, si è da poco conclusa una mostra eccezionale che riuniva una parte delle opere della collezione del museo, che vanno dal terzo millennio fino all’ultima serie di dipinti di Cy Twombly, e che arricchiranno in futuro il Louvre di Abu Dhabi.

Uno spettacolo impressionante per la qualità dei capolavori in mostra, la loro varietà geografica e la loro rarità. Quando vedremo di nuovo insieme simili capolavori? Uno splendido Mondrian che dialoga con un piccolo poetico mobile di Calder, sublimi miniature indiane accostate a ispirate opere calligrafiche giapponesi o a un crocifisso medievale in legno policromo di rara modernità. La visita è ancora più piacevole perché ci sono pochissimi visitatori. C’è tutto il tempo e lo spazio per apprezzare la mostra.

Ma se si vuole continuare la visita al museo, la salita verso la

Nike di Samotracia appena restaurata si trasforma in un percorso di guerra. Niente in confronto alla folla oceanica e rumorosa impegnata a scattare foto e selfie davanti alla Gioconda. Cultura di massa, turistica, convenzionale, coatta. Quella dei grandi tour organizzati.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it