I genitori italiani sono davvero più apprensivi di quelli stranieri? –Luigi

Abitando a Ginevra, dispongo di un eccezionale osservatorio su genitori di tutte le nazionalità. Al parco indovino da dove viene la famiglia di un bambino contando gli strati di abbigliamento di cui è coperto: dagli olandesi in maglietta ai sauditi con giacca da neve, passando per i francesi vestiti come se andassero alla prima del Barbiere di Siviglia (ma ricoperti di fango esattamente come gli altri).

È vero, i piccoli italiani sono spesso tallonati da una guardia del corpo: la mamma, la nonna, la tata sono pronte a prenderlo al volo nel caso decidesse di buttarsi giù dalla scala dello scivolo. Ma più che di apprensione, credo si tratti del problema “mamme italiane”, che tendono a considerare i figli come un’estensione del proprio corpo. Tipo un terzo braccio.

I genitori nordici sono più selvaggi: lasciano correre i figli a piedi nudi e in balìa del vento, e mi chiedono cosa sia il famoso “colpo di vento” italiano, la misteriosa brezza gelida che dalle steppe della Siberia soffia dritta fino al Mediterraneo facendo ammalare solo i bambini dello Stivale. Ma poi, se perdono di vista i figli per troppo tempo, il terrore nei loro occhi è identico a quello degli italiani e degli arabi perché i fatti di cronaca – e i conseguenti incubi dei genitori – sono distribuiti molto democraticamente da nord a sud.

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