Johann Strauss non avrebbe mai immaginato che Sul bel Danubio blu sarebbe diventata la hit della nostra colonna sonora quando pensiamo allo spazio, una danza di astronavicelle e pianeti che si muovono sulle note del celebre valzer in 2001: Odissea nello spazio, un amplesso sensuale e allo stesso tempo raggelante: sfioramenti poco auspicabili e dilatazione siderale delle emozioni.

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Ma l’algida eleganza kubrickiana cede il passo negli anni settanta alla psichedelia, lo space rock, distorsioni elettriche e sintetizzatori che sporcano la nostra fuga onirica nello spazio, quasi a scongiurare il terrore del mortale silenzio cosmico.

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Mentre David Bowie con la sua Space Oddity del 1969 colonizzerà per sempre le nostre paure di solitudine interstellare: l’eterno fluttuare in orbita, l’impossibilità del ritorno, lo struggimento per un amore lontano, ovvero il plot di quei film fantascientifici intimisti alla Gravity che adesso piacciono tanto.

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E qui nell’interpretazione dell’astronauta canadese Chris Hadfield, registrata a bordo della Stazione spaziale internazionale.

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Proprio nel trailer di Gravity a dare voce a quella gravità, insostenibile quanto l’opposta leggerezza, Alfonso Cuarón si affida ai tintinnabuli di Arvö Part, un connubio virtuoso e ipnotico tra stillicidio e mistica.

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Eppure, ladies and gentlemen, si può fluttuare anche con un certo gusto nello spazio…

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…o rendere quel lacerante viaggio nel vuoto un po’ meno minaccioso.

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E se dovessimo immaginarlo oggi il suono dello spazio? Chiederemmo alla Warp di farci una compilation? Qualcosa in bilico tra futuro e nostalgia alla Boards of Canada?

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In realtà non c’è nemmeno bisogno di immaginarlo visto che è possibile sentirlo direttamente in streaming su Soundcloud grazie a un gigantesco archivio messo a disposizione della Nasa, con cui farsi da soli la propria colonna sonora, scegliendo tra il plasma interstellare intorno al Voyager o il rumore di un razzo al decollo.

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Oppure godersi l’ultima hit del momento: La canzone di Rosetta.

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