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Un rave al Cairo nel 2048

Yasmine Hamdan. (Tania Feghali)

Negli ultimi mesi sono finalmente riuscito a leggere un po’ dei libri che avevo ordinato prima del lockdown. In particolare ho finito tutti i racconti di questa notevole raccolta di fantascienza palestinese di cui avevamo anche parlato su Internazionale qualche tempo fa. Mi sono ritrovato immerso in varie versioni parallele della Palestina del 2048 (a cento anni cioè dalla Nakba) e mi è venuta voglia di un viaggio musicale in un immaginato Medio Oriente del futuro.

Ho quindi ripescato un album dance del 2009 intitolato Arabology e firmato da un enigmatico nome: YAS. Ricordavo che all’epoca mi era piaciuto, ma non avevo capito quanto fosse in anticipo sui tempi. Arabology era una collaborazione tra la cantante libanese Yasmine Hamdan e il produttore francese di origine marocchina Mirwais Ahmadzaï. Lui era quello che aveva inventato il suono elettronico ruvido e spigoloso di Music di Madonna e lei poco dopo era diventata un’icona del synth pop mediorientale.

Arabology è un album di dance acidissima e mutante che non sembra né occidentale né orientale. È interamente cantato in arabo e ha un suono che non ha nulla di esotico o orientalistico: ha la frenesia di una serata al Cairo, tra discoteche sotterranee, inseguimenti in taxi nel traffico più convulso del mondo e grandi bar illuminati lungo il Nilo. In questa operazione di arabo-futurismo era tutto perfetto, a cominciare dal video di Get it right girato da Stéphane Sednaoui proprio al Cairo, immaginando la partenza di una missione spaziale egiziana nel 2019. L’album ebbe una distribuzione scarsissima fuori dalla Francia e quasi nessun successo. Sarebbe il caso di “get it right” e di riscoprire questo piccolo classico mancato.

YAS
Arabology
Universal France, 2009


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