Sappiamo com’è andata a finire: La grande bellezza era dato per favorito, ha vinto, mezza Italia si è rallegrata e l’altra metà pure, ma per il motivo opposto (ha preso l’Oscar, quindi è una bufala). La vittoria di Sorrentino ha invece deluso il Belgio, che fino all’ultimo aveva sperato di conquistare la seconda statuina della sua storia grazie allo splendido Broken circle breakdown.
Il regista, il fiammingo Felix van Groeningen, si era fatto conoscere con il suo terzo lungometraggio, De helaasheid der dingen (più o meno “la mannaggitudine delle cose”, diventato in francese La merditude des choses), entrato nella storia dei festival cinematografici per via di una [pedalata senza veli][1] sulla croisette di Cannes. Come La merditude des choses, anche Broken circle breakdown è tratto da un testo belga (l’omonimo romanzo per il primo film, la pièce The broken circle breakdown featuring the cover-ups of Alabama per il secondo), è ambientato in gran parte nella campagna fiamminga ed esplora tensioni e limiti del nucleo familiare. Nella [Merditude des choses][2] la famiglia è una realtà ingombrante e destabilizzante alla quale il protagonista, pur sentendosi amato, deve sottrarsi per sopravvivere. Broken circle breakdown racconta invece la storia di una coppia che non sopravvive alla malattia e alla morte della figlia, in altre parole di una famiglia che soccombe poco dopo essersi formata.
Lui, Didier, suona il banjo in un gruppo bluegrass e in quella musica, negli amici musicisti, trova un appiglio dal quale scatenare la sua rabbia. Lei, Elise, il corpo coperto di tatuaggi (i due si incontrano nel negozio dove Elise lavora come tatuatrice - qui un articolo sul tema), si aggrappa alla sua fede intrisa d’ingenuo animismo e, come nella canzone evocata nel titolo del film, “Can the circle be unbroken” di A.P. Carter, vuole credere che un giorno il cerchio dei suoi affetti si ricomporrà in cielo. L’interpretazione dei due protagonisti è al tempo stesso cruda e delicata, commovente (anzi attachante, per usare una parola francese che purtroppo non ha equivalenti in italiano) ma mai strappasinghiozzi. Johan Heldenbergh, già nel cast della Merditude des choses, è anche l’autore della pièce da cui è tratto il film. L’ha scritta con l’attrice Mieke Dobbels, e i due insieme hanno dato vita ai personaggi di Didier ed Elise a teatro. Quandoè stata scelta un’altra attrice per la versione cinematografica Heldenbergh si è sentito un po’ un traditore, ma aveva dato carta bianca a Van Groeningen e in effetti il ruolo di Elise sembra cucito addosso a Veerle Baetens.
Era la settima volta che un film belga veniva nominato come miglior film straniero agli Oscar (nel 2012 c’era riuscito il cupissimo Rundskop), e ancora una volta la statuina si è negata. Delusi anche gli autori belgi del lungometraggio di animazione Ernest et Célestine, sconfitti dal disneyano Frozen. E così per ora l’unico Oscar vinto dal Belgio rimane quello attribuito nel 1987 a un cortometraggio di animazione, Een Griekse tragedie di Nicole van Goethem.
Broken circle breakdown è comunque piaciuto negli Stati Uniti, aprendo porte a Van Groeningen e Baetens, che hanno entrambi annunciato di avere progetti oltreoceano. In Italia il film uscirà in primavera con il titolo Alabama Monroe. Una storia d’amore (sic). I più impazienti possono già immergersi nella colonna sonora, che dovrebbe piacere anche a chi non pensa di avere il “country in my genes”.
Francesca Spinelli è giornalista e traduttrice. Vive a Bruxelles e collabora con Internazionale. Su Twitter: @ettaspin
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