La Marcia per la libertà sfila per le strade di Bruxelles, 26 giugno 2014 (foto di Elisabeth Schmidt-Hieber).

Tra i tanti punti di discordia che stanno animando il Consiglio europeo in corso a Bruxelles probabilmente non c’è la politica di immigrazione e di asilo. Nella bozza di dichiarazione dei 28 capi di stato e di governo, si legge che una delle priorità dell’Unione per i prossimi cinque anni è “gestire meglio l’immigrazione in tutti i suoi aspetti”. Con una certa faccia tosta viene quindi spiegato come andrebbe ottenuta questa “migliore gestione”:

aumentando l’attrattività dell’Europa per i non-europei con competenze specifiche; affrontando in modo più fermo l’immigrazione irregolare, anche attraverso una migliore cooperazione con i paesi terzi; assicurando protezione a chi ne ha bisogno attraverso una solida politica di asilo; rafforzando la gestione delle frontiere esterne dell’Unione.

In altre parole, si tratterebbe di sottrarre ai paesi di emigrazione le persone più competenti, ricacciare indietro – ancora più violentemente di quanto già non si faccia – chi queste competenze non le ha, cercando di individuare nella massa di “irregolari” chi ha davvero bisogno di protezione e smascherando i “finti richiedenti asilo”, possibilmente prima ancora che riescano a mettere piede nell’Ue, motivo per cui bisognerà sorvegliare ancora meglio le nostre frontiere ed evitare incresciosi incidenti come gli “assalti” riusciti a Ceuta e Melilla. La stessa politica attuata finora, senza che trapeli il minimo dubbio, il minimo scrupolo, di fronte al numero crescente di vittime e di denunce che provoca da anni.

Una denuncia forte è arrivata ieri dalle centinaia di rifugiati e sans-papiers arrivati a Bruxelles una settimana fa, al termine di una marcia per la libertà cominciata a maggio. In conferenza stampa i rappresentanti dei diversi collettivi hanno presentato le loro rivendicazioni, insistendo sulla volontà di unire le forze. “I governi europei che oggi ci combattono in passato erano divisi”, ha detto uno di loro, presentandosi come un “cittadino del mondo”. “Poi hanno capito che gli conveniva unirsi. E noi siamo qui per dire che anche noi siamo uniti”.

La conferenza stampa nel parco Maximilien, a Bruxelles, 26 giugno 2014 (foto di Francesca Spinelli).

Ha parlato Meherzia, madre di un ragazzo tunisino arrivato a Lamepdusa tre anni fa e da allora scomparso nel nulla. Ha parlato Matina, a nome di un collettivo greco anti-Cie, ricordando che la Grecia è il paese europeo dove la situazione dei sans-papiers è più drammatica. Mehet, tunisino, ha esortato i compagni di lotta: “Abbiamo parlato molto in questi giorni, ora non dobbiamo più lasciare che siano i governi a prendere le decisioni. Basta esprimere la nostra disperazione, siamo forti, possiamo agire, ma dobbiamo organizzarci”. Anas, del collettivo Sans-Papiers Belgique, ha ringraziato i partecipanti alla marcia “per aver portarto quella speranza e quell’energia che mancavano a Bruxelles”. Aboubakar, della Coalizione internazionale sans-papiers e migranti (Cispm), ha annunciato una mobilitazione di tre giorni a ottobre, a Roma, in occasione del semestre di presidenza italiana dell’Ue (intanto domani la Cispm sarà a Roma per la manifestazione che aprirà il controsemestre). Hanno parlato Sidi, dell’Union nationale des sans-papiers de France (“uno dei paesi più loquaci in materia di diritti umani”, ha ironizzato) ed El Mouthena, del collettivo olandese Wij zijn hier (Noi siamo qui), e altri ancora. Dopo la conferenza stampa, un migliaio di persone ha sfilato per le strade della città.

Di oggi è la notizia che il viaggio di ritorno degli attivisti arrivati da Berlino è stato cancellato dalla compagnia di pullman privata BVB su richiesta della polizia tedesca. Probabilmente, si legge in un comunicato, la polizia vuole impedire agli attivisti venuti a Bruxelles di tornare a Berlino e unirsi agli occupanti della scuola Gerhart Hauptmann, in gran parte rifugiati, che stanno resistendo a un tentativo di sgombero da parte di “forze dell’ordine armate di mitra”. Sarà questo che intendono per “migliore gestione dell’immigrazione in tutti i suoi aspetti”?

Aggiornamento (28.06.2014): le conclusioni del Consiglio sono disponibili, ecco il passaggio che ci interessa:

Pertanto le priorità che abbiamo fissato per l’Unione per i prossimi cinque anni sono:

• gestire meglio la migrazione in tutti i suoi aspetti: combattendo le carenze di lavoratori qualificati e attraendo talenti; affrontando con maggiore determinazione la migrazione irregolare, incluso mediante una maggiore cooperazione con i paesi terzi, anche riguardo alla riammissione; proteggendo coloro che ne hanno bisogno attraverso una solida politica in materia di asilo, con una gestione rafforzata e moderna delle frontiere esterne dell’Unione.

Per seguire i fatti di Berlino: #ohlauer su Twitter.

Francesca Spinelli è giornalista e traduttrice. Vive a Bruxelles e collabora con Internazionale. Su Twitter: @ettaspin

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