Forse le stanze d’albergo prenotate dalla scorta di Gianfranco Fini a Orbetello per 43mila euro sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo la lettera del presidente della camera alla ministra Cancellieri si stanno diradando lentamente le dense nuvole che finora hanno coperto la faccenda delle scorte ai politici.

La squadra di otto poliziotti che da alcuni anni vigilava sulla villa di Roberto Calderoli a Bergamo è stata abolita. Gli agenti dovevano sorvegliare la casa anche quando Calderoli era a Roma. La scorta era stata introdotta dopo la pietosa scena della maglietta antislamica in tv. Naturalmente Calderoli contesta il costo di 900mila euro all’anno, reso pubblico dal sindacato di polizia. “Sono cifre inventate”, protesta il creatore del

porcellum. E di cifre inventate Calderoli se ne intende, da quando nel 2010 in un ridicolo falò ha bruciato le “375mila leggi cancellate dal governo Berlusconi”.

Naturalmente in fatto di scorte (ed escort) il primato assoluto spetta a Silvio Berlusconi, che da semplice deputato ha a disposizione 40 agenti e due auto blindate, che grazie a una leggina ad hoc non dipendono dal Viminale e non possono essere ridotte. Lo stato non ha voce in capitolo, ma paga 2,5 milioni di euro l’anno.

Per anni sull’abuso delle scorte governo e parlamento hanno mantenuto un riserbo quasi totale. Ora sono i sindacati di polizia a dare le prime cifre. Massimo Montebove del Sap parla di “duemila poliziotti, carabinieri, finanzieri, appartenenti alla polizia penitenziaria e al corpo forestale che sono impiegati ogni giorno per le scorte. Sono numeri enormi, con i quali potremmo garantire centinaia e centinaia di volanti e gazzelle in più sul territorio, per dare maggiore sicurezza ai cittadini”.

Secondo la polizia le scorte assegnate sono 584, con 2.108 agenti. Ci sono vari livelli di protezione: persone protette da due macchine blindate con sei agenti armati, quelli con la scorta semplice e quelli sotto “tutela” (190), che viaggiano su macchine blu. C’è poi il “presidio” con gli agenti che stazionano davanti a casa. Il tutto coordinato da un groviglio di competenze diverse tra Viminale, camera, senato, Quirinale, prefetture, servizi segreti e regioni.

In Sicilia Raffaele Lombardo dispone di otto agenti con quattro macchine. Il costo complessivo secondo i sindacati di polizia arriva a 250 milioni di euro. Per Umberto De Angelis del sindacato Coisp “più del 30 per cento della sorveglianza è inutile e rivolta a persone che non ne hanno realmente bisogno e che spesso usano la sorveglianza per attività banali come la spesa o prestandola ai familiari.”

Dopo la foto di Anna Finocchiaro che fa la spesa con la scorta, quasi quotidianamente escono nuove liste di presunti o veri scortati: da Ciro Pomicino a Clemente Mastella, da Oliviero Diliberto a Tiziano Treu, da Bruno Vespa a Vittorio Feltri, da Claudio Lotito a Emilio Fede.

L’ex sottosegretario Carlo Taormina avrebbe una scorta di quattro agenti, il suo collega Mario Baccini di cinque, il leghista Federico Bricolo di quattro. Molti poliziotti si lamentano di essere usati solo come autisti e del fatto che la macchina blu servirebbe solo come status symbol. Spesso devono subire angherie o situazioni imbarazzanti come quando Vittorio Sgarbi all’aeroporto avrebbe insistito per saltare la fila.

A questo punto  bisogna  chiedere finalmente trasparenza su questo servizio pagato con soldi pubblici. Il governo  faccia chiarezza. Anche perché l’argomento si presta molto al populismo. Ovviamente nessuno chiede i nomi dei cittadini minacciati dalla mafia o da terroristi e debitamente protetti dallo stato. Ma è chiaro che ci vuole un taglio coraggioso.

Per Nicola Tanzi del Sap “almeno l’80 per cento delle scorte può essere tagliato o ridimensionato”. Per il governo della spending review una tripla occasione d’oro: risparmiare molti milioni, tagliare privilegi alla casta e usare gli agenti per la sicurezza dei cittadini.

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