Mentre ancora alcuni milioni di elettori del Partito democratico s’interrogano sulla genesi dell’inedita alleanza tra la sinistra e il Cavaliere, il nuovo governo sembra già impantanato tra le promesse elettorali di Berlusconi e i ricatti dei falchi come Renato Brunetta. La novità di un governo giovane con molte facce nuove è offuscata da ombre e mal di pancia, da veti incrociati e altolà di Berlino e dell’Ocse.

E mentre i Caf, visti i dubbi crescenti sull’Imu, hanno sospeso la compilazione dei modelli 730 e i comuni navigano nel buio più assoluto, il governo ha sfornato un esercito di 40 viceministri e sottosegretari che ricorda fatalmente il vecchio manuale Cencelli. Dove preziosi esperti come Ermete Realacci sono stati esclusi per lasciare il posto a vecchi politicanti come Gianfranco Miccichè o berlusconiani insignificanti come Micaela Biancofiore. Il tutto in un clima sempre più aspro dove manifestanti inneggiano allo sparatore di palazzo Chigi e falsi profeti come il professor Paolo Becchi esortano all’uso dei fucili in politica.

Ovviamente in un clima di crescente esasperazione (e con un numero preoccupante di suicidi) ci vorrebbe un atteggiamento responsabile da parte di tutti. Politici che moderino i toni, mezzi d’informazione che non mandino a ripetizione le scene della sparatoria, un governo che prenda rapidamente misure rassicuranti e un parlamento che approvi con urgenza l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti e altre leggi attese da anni. Invece succede il contrario. In molti soffiano sul fuoco, il parlamento sembra paralizzato, il consiglio dei ministri si occupa di poltrone.

Mentre il Partito democratico, che sognava di governare il paese, sembra destinato inesorabilmente all’implosione, i suoi elettori faticano ancora a capire i retroscena di quello che viene definito un tradimento con la vendita dei loro voti a Berlusconi.

Ma qui non contano le dietrologie tanto amate dalla politica italiana. Il destino del Pd è il risultato di una strategia fallimentare perseguita con una tenacia suicida e culminata nelle candidature di Franco Marini e Romano Prodi. Mentre la sinistra affonda, è Berlusconi a guidare incontrastato i sondaggi. Sostiene il Cavaliere: “Se non realizziamo le nostre promesse sull’Imu, perderemmo la faccia”.

E qui siamo alla vera anomalia italiana: mentre il Cavaliere nel mondo ha perso la faccia da anni, un terzo degli italiani continua a votarlo. Questa la prospettiva più preoccupante: mentre la politica rallenta tra insulti, ricatti e ultimatum, l’Italia è in mano a due grandi populisti come Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. Diversissimi tra loro, ma spinti dallo stesso potente motore: un ego smisurato che mira innanzitutto al proprio interesse.

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