Per i partiti italiani che adorano il teatrino istituzionale il 14 gennaio è stato un giorno di festa. Con i corazzieri a cavallo e l’inno di Mameli nel cortile del Quirinale. Con il vessillo del presidente ammainato sul Colle e l’alzabandiera a palazzo Giustiniani, raggiunto a piedi da Pietro Grasso. Con ore di diretta tv piene di retorica istituzionale e di politichese. Con i partecipanti a un dibattito su Rainews che si alzano in piedi nello studio quando al Quirinale suonano l’inno. Con il totopresidente dilagante e i nomi dei papabili che fioccavano dal nulla - da Walter Veltroni a Sergio Mattarella, democristiano e ministro di Andreotti un quarto di secolo fa. Con gli inevitabili altolà di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini a un candidato della sinistra e i commenti dotti e incomprensibili dei costituzionalisti.

È così che l’Italia si accinge a eleggere il suo nuovo presidente. Con un metodo unico nella comunità europea. Senza un dibattito in parlamento, senza candidature ufficiali, con un sistema che favorisce agguati e franchi tiratori. Dove il vero nome uscirà dal cilindro poco prima della quarta votazione per evitare il rischio di bruciarlo. Sembra scontato che il successore di Giorgio Napolitano sarà di nuovo un rappresentante di quel mondo dei partiti che hanno causato il disastro attuale del paese.

Penso che all’Italia servirebbe il contrario e che al Quirinale debba andare finalmente una donna. Una donna estranea al mondo della politica. Una voce coraggiosa proveniente dalla società civile. Sarebbe un’ottima soluzione se l’Italia potesse replicare quel vero miracolo politico riuscito in Germania nel 2012 dopo le dimissioni del presidente Christian Wulff (indagato e poi assolto). Allora una vastissima maggioranza del parlamento – dai popolari ai verdi – ha sostenuto la candidatura di Joachim Gauck, ex pastore protestante e attivista per i diritti umani nell’ex Ddr che si autodefinisce in modo un po’ provocatorio “conservatore liberale di sinistra”. Eccellente oratore, Gauck è un personaggio fuori degli schemi. Di istituzionale non ha nulla fuorché il suo incarico.

Per l’Italia ci vorrebbe un Gauck mediterraneo al femminile. Una persona coraggiosa e convincente decisa a cambiare passo a partire dal soffocante e anacronistico protocollo del Quirinale. Decisa a sfoltire le schiere di consiglieri e burocrati inutili e mandare finamente in pensione l’inutile e costoso teatrino dei corazzieri.

È ovvio che questo non succederà. Perché il modo di eleggere il presidente della repubblica riflette perfettamente il modo italiano di fare politica: il mondo degli agguati e delle trappole, delle intese saltate e dei franchi tiratori. In breve: il mondo della politica intesa come mercato delle vacche.

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