Cioccolatini e fiori a parte, San Valentino può diventare una buona scusa per riascoltarsi delle belle canzoni. Ho provato a fare un gioco: sei brani, che hanno nel titolo la parola “love” (o “amore”, nel caso di quella italiana). Chiaramente c’era l’imbarazzo della scelta, quindi ho cercato di evitare le scelte più ovvie.

The Magnetic Fields, The book of love
Uno dei 69 pezzi contenuti in 69 love songs, un concept album in tre volumi pubblicato nel 1999. Una grande raccolta di canzoni firmate da Stephin Merritt, il cantautore timido e geniale che si nasconde dietro allo pseudonimo The Magnetic Fields. Una lezione su come raccontare l’amore senza essere melensi e scontati.

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The National, Terrible love
Terrible love è un brano sulla fatica di amare, di tenere insieme una coppia e crescere un figlio. “It’s a terrible love that I’m walking with spiders” è uno dei versi più belli mai scritti da Matt Berninger, il cantante del gruppo.

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Daft Punk, Digital love
Una serenata interstellare, direttamente dal capolavoro Discovery, il miglior album dei Daft Punk.

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Vinicio Capossela, Ultimo amore
Sospeso tra mariachi, tradizione mediterranea e cantautorato alla Tom Waits, Vinicio Capossela è il musicista perfetto per tutte le feste: Natale, Pasqua, veglione e ovviamente San Valentino. Ultimo amore è uno dei brani del suo secondo disco, Modì. Occhio, qui la storia non finisce bene.

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Burt Bacharach, This guy’s in love with you
Burt Bacharach è uno dei più importanti compositori di canzoni della musica popolare contemporanea. Ha ispirato generazioni di musicisti e non a caso nel 2012 ha vinto il prestigioso premio Gershwin. This guy’s in love with you, registrato per la prima volta con il trombettista e cantante Herb Alpert nel 1968, è un classico, per un San Valentino da nostalgici.

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Radiohead, True love waits
Una canzone d’amore che solo Thom Yorke può scrivere: alienata e struggente. La band di Oxford non ha mai pubblicato una versione in studio, quindi abbiamo solo questa acustica del 2001, contenuta nel disco dal vivo I Might be wrong: live recordings. Ironia della sorte: l’arrangiamento così scarno non fa che renderla più affascinante.

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Se interessa, ho fatto una playlist su Spotify.

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