Kendrick Lamar, Wesley’s theory
To pimp a butterfly di Kendrick Lamar è un grande album. Un patchwork che mette insieme il meglio della cultura afroamericana di oggi e di ieri: da Marvin Gaye ai Parliament, dai film della blaxploitation anni settanta ai Run DMC. Il brano Wesley’s theory, prodotto da Flying Lotus, è uno dei più politici e riottosi del disco. Un attacco all’industria discografica statunitense, che sfrutta gli artisti neri proprio come un magnaccia fa con le sue prostitute. Come diceva il saggio, “Fight the power”.

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Blur, There are too many of us
Il ritorno a sorpresa dei Blur è stata una delle notizie musicali più belle degli ultimi mesi. Dopo Go out, la band londinese ha pubblicato un altro brano estratto dal nuovo album The magic whip, in uscita il 27 aprile. Rispetto al pezzo precedente, che era molto scanzonato e rumoroso, questo è decisamente più malinconico.

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Courtney Barnett, Depreston
Una coppia cerca casa alla periferia di Melbourne, sperando che i risparmi bastino per comprare qualcosa che non assomigli troppo a una topaia. A Courtney Barnett, come al solito, bastano due accordi per costruire una canzone che funziona. Le sue parole sono come istantanee di un fotografo. E raccontano senza retorica, ma con tanta efficacia, la crisi economica degli anni duemila.

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Warpaint, No way out
Le Warpaint hanno promesso “una serie di nuove canzoni” nel 2015, che non saranno necessariamente raccolte in album. Detto fatto. Dal mese scorso gli inediti hanno cominciato ad arrivare, ad appena un anno di distanza dal secondo album della band di Los Angeles. No way out è stata la prima del lotto.

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Paul Weller, Long time
Molti musicisti britannici contemporanei devono qualcosa, o anche più che qualcosa, a Paul Weller. L’ex leader di Jam e Style Council, è un’istituzione e può fare quello che gli pare. Anche registrare un pezzo rock blues un po’ ruffiano. Saturns pattern, il suo prossimo disco, arriverà il 18 maggio.

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