The Rolling Stones, Hate to see you go
Niente da fare, quei vecchi pirati dei Rolling Stones non hanno perso il tocco. Hanno tutti superato i settanta, ma continuano imperterriti a fare le rockstar e a vivere la musica con uno spirito da ragazzini. Oggi è uscito il nuovo disco della band britannica, il primo dal 2005. Si intitola Blue & lonesome ed è una raccolta di cover di vecchi pezzi blues. Perché gli Stones, si sa, hanno sempre guardato prima di tutto all’America e hanno la loro fortuna trasportando nella modernità il suono di John Lee Hooker, Howlin’ Wolf e Willie Dixon. Forse è per questo che il loro disco più bello, a distanza di anni, resta Exile on Main st, capolavoro del rock-blues moderno che affonda le sue radici nella musica del Mississippi. Non stupisce quindi l’assoluta naturalezza con la quale Jagger e soci affrontano gli standard di Blue & lonesome. Questo è il disco più sincero e convincente che ci si poteva aspettare da loro. Ha un suono sporco, a tratti sembra registrato dentro un garage. La pensione dei Rolling Stones si può rinviare, ancora una volta.

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Run the Jewels, Talk to me
I Run The Jewels sono uno dei gruppi hip hop più amati dalla critica negli ultimi anni. Il duo è formato dai rapper El-P e Killer Mike, quest’ultimo famoso anche per aver appoggiato pubblicamente il candidato democratico Bernie Sanders. Il nuovo disco dei Run The Jewels, intitolato senza troppa fantasia Run the Jewels 3, uscirà a gennaio e si annuncia all’altezza dei precedenti. Anche questo album, come già successo con Run The Jewels 1 e 2, sarà messo online gratuitamente. La lista degli ospiti è impressionante: Danny Brown, Kamasi Washington, Tunde Adebimpe dei TV on the Radio, Trina e altri. Il primo singolo, Talk to me, è un bellicosa invettiva rap che senza fare troppi giri di parole paragona il presidente eletto Donald Trump a Satana (”Siamo andati in guerra contro il Diavolo, aveva un’abbronzatura spray e un brutto parrucchino”).

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Justice, Fire
C’è un problema con i Justice. Sono in due, sono francesi, sono bravi ma la loro musica ricorda sempre quella di un altro duo elettronico francese, quelli che indossano sempre il casco per capirci. Già con il loro disco d’esordio, †, che a dir la verità era notevole, era difficile non avere questa impressione. Il discorso vale ancora di più con il nuovo album Woman. Anche questo non è certo un brutto disco. Diversi pezzi, come Fire, funzionano bene. È che il recupero della disco music anni settanta, l’uso massiccio del vocoder, lo slap del basso in primo piano mi sembra di averli già sentiti da qualche parte. Ah, certo, qui.

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Cate Le Bon, Rock pool
Cate Le Bon è la cosa più vicina a Nico che possa esistere nel 2016. Il suo rock psichedelico, fatto di ritmiche sghembe e testi surreali, sembra figlio degli anni sessanta, come se Le Bon avesse studiato a memoria i Velvet Underground e Trout mask replica di Captain Beefheart. La cantautrice gallese ha pubblicato nei mesi scorsi il suo quarto album, Crab day, e a gennaio darà alle stampe un ep di quattro canzoni, che raccoglie altri brani estratti dalle stesse session dell’ultimo disco.

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Nikki Lane, Highway queen
Nikki Lane è nata in South Carolina, ma vive a Nashville, nella patria della musica tradizionale bianca. Questa non è una sorpresa, visto che il suo pop è ammantato di country. Musica sulla cui autenticità si potrebbe discutere a lungo, ma che risulta comunque molto gradevole. Il nuovo disco di Lane, Highway queen, uscirà il 17 febbraio ed è stato prodotto dal cantautore Jonathan Tyler. A meno che non siate degli appassionati del suono a stelle e strisce, questi brani non vi diranno molto. In caso contrario (ma non aspettatevi miracoli) concedete a Nikki una chance.

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