A Mosca c’è una grande strada a otto corsie che dalla città porta verso le dacie dove vivono gli uomini politici. Si chiama Kutuzovskij Prospect. Più volte al giorno la circolazione viene interrotta in entrambi i sensi. E questa specie di autostrada diventa deserta e silenziosa. Resta così per una decina di minuti, poi sfreccia un convoglio di auto blu. Quando le auto sono una decina vuol dire che è Putin. Altrimenti si tratta di un dirigente di secondo piano. Dopo il passaggio del convoglio c’è ancora qualche minuto di silenzio e poi le automobili tornano a circolare. I moscoviti protestano. Tutti, tranne quelli che casualmente hanno avuto la fortuna di trovarsi in prima fila quando il traffico è stato interrotto. Perché sono i primi a ripartire e hanno a disposizione un’autostrada ancora deserta per andare a duecento all’ora. La Russia, oggi, è anche questa. Soprusi piccoli e grandi accettati perché, a caso, ne possono beneficiare tutti. Ed è un paese in cui è possibile specchiarsi molto più di quanto si pensi – o si voglia.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it