Se non fosse tanto grave, la situazione sembrerebbe quasi comica. L’anno scorso ci avevano parlato di legami con il terrorismo e armi di distruzione di massa, poi ci avevano spiegato che rovesciare un dittatore è un fatto positivo in sé. Oggi Le Monde informa che gli Stati Uniti hanno chiesto aiuto perfino agli iraniani. Intanto la coalizione è allo sbando: gli ucraini se ne sono andati, giapponesi e coreani si sono barricati, spagnoli e kazachi aspettano un ritiro annunciato, i bulgari gridano aiuto, i polacchi si chiedono se restare, gli italiani negoziano con il nemico. Naomi Klein, da Baghdad, parla addirittura di una intifada irachena. Mentre il quotidiano Libération scrive: “Torna, Saddam!”. E aggiunge: la sua cattura “potrebbe aver peggiorato in modo definitivo” il futuro della regione. È impossibile rimpiangere un dittatore. Ma è vero che agli Stati Uniti la situazione è scappata di mano. E quel che è peggio è che non si capisce se è successo per una serie di previsioni sbagliate o per incapacità nel gestire il conflitto.
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