La storia a fumetti che pubblichiamo nell’ultima pagina di questo numero di Internazionale riassume con una certa precisione l’incredibile atteggiamento dei commentatori italiani di destra (e liberal, come va di moda dire oggi) rispetto alla guerra in Iraq: negare l’evidenza. La realtà è quello che loro decidono che sia, a dispetto di ogni prova concreta e inconfutabile. E quindi: questa non è una guerra di aggressione, ma un’operazione umanitaria per portare la democrazia, la pace e la libertà. Oggi non arrivano a negare le torture compiute dai soldati americani, ma sono preoccupati soprattutto dal fatto che esse forniscono “materiale crudo all’arsenale della propaganda antiamericana” (Gianni Riotta, Corriere della Sera, 1 maggio 2004). Ma che i casi di tortura siano potuti emergere non basta ad assolvere l’esercito statunitense, e che coinvolgano i soldati di un grande paese democratico non è un’attenuante. Semmai è un’aggravante.

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