“Mi dispiace ma non uscirete da questa stanza”. Il Financial Times racconta che erano le sei di mattina di lunedì 13 luglio: Alexis Tsipras e Angela Merkel discutevano da quattordici ore, erano arrivati a un punto morto e non vedevano nessuna ragione per continuare. Ma Donald Tusk, ex premier polacco e presidente del Consiglio europeo, li ha obbligati ad andare avanti. Il punto di disaccordo erano le privatizzazioni per 50 miliardi di euro, considerate umilianti dai greci e insufficienti dai tedeschi. Quella mattina Tsipras e Merkel si sono presentati alla conferenza stampa con l’aria sfatta, gli occhi arrossati.

“Queste riunioni notturne si fanno da anni”, spiega Michael Chee, neuroscienziato di Singapore, “è una tattica usata per sfiancare la controparte finché non capitola”. Un funzionario europeo citato dal Guardian ha detto che durante la trattativa il premier greco è stato sottoposto a un “waterboarding mentale”, intimidazioni così brutali da somigliare a una forma di tortura. Un altro funzionario, ripreso dal Financial Times, ha aggiunto: “Lo hanno crocifisso”. Il giorno dopo Tsipras è stato accusato di tradimento, di essersi arreso, di aver svenduto il suo paese. “Facile fare i puri quando non si rischia niente”, ha commentato Alex Andreou, giornalista greco. “La complessità della politica internazionale è stata ridotta a un hashtag”.

L’accordo raggiunto dal premier greco dopo diciassette ore di negoziati è molto peggio di quanto si potesse immaginare. Ma è anche molto meglio di quanto si potesse immaginare. “Dipende se ci si concentra su quello che si è perso o su quello che si è guadagnato”, dice Andreou. Di sicuro quel negoziato di Bruxelles è stato solo l’inizio. La prossima volta il waterboarding mentale potrebbe toccare ad altri leader europei.

Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2015 a pagina 5 di Internazionale, con il titolo “Curiosità”. Compra questo numero | Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it