Il regista norvegese Kyrre Lien ha trascorso gli ultimi tre anni cercando di incontrare le persone che su Facebook e su Twitter passano il tempo ad attaccare e insultare gli altri. Il suo documentario, Quelli che odiano su internet, è uscito sul sito di Internazionale.
C’è l’operaio inglese: “Quando i migranti bloccavano le strade a Calais ho scritto ‘investite quegli stronzi’. Dovremmo investirli tutti, cazzo”. Il sessantenne di Londra che vive con la madre: “Mandare bambini di razze diverse nella stessa scuola è una forma di eugenetica, significa incoraggiarli a mescolarsi e in seguito contrarre matrimoni misti”. La donna di Stjørdal, in Norvegia, amante degli animali: “Se Hitler si fosse occupato dei musulmani il mondo sarebbe un posto migliore oggi, credo”. L’impiegato in un negozio della Pennsylvania: “Messicani pieni di burritos e peperoncini vengono nel nostro paese e non rispettano le nostre tradizioni facendo finta di amare l’America. Tutte stronzate”. La ragazza di Cardiff che ce l’ha con Lady Gaga: “Fanculo troia di merda col culo flaccido”. La cinquantenne di San Pietroburgo che studia economia: “Stiamo per subire un attacco violento da parte di questi froci liberali pervertiti”.
Il regista non interviene, non li giudica. Si limita a lasciarli parlare, li riprende in casa loro o nel quartiere in cui vivono. Non hanno l’aria particolarmente minacciosa. L’ultimo intervistato, impiegato in una cittadina industriale norvegese, legge un suo vecchio commento su Facebook: “Il comportamento delle persone nei paesi musulmani dimostra che abbiamo sbagliato a porre fine al colonialismo”. E poi aggiunge: “Oggi non userei queste parole. Lavoro con un musulmano e penso che sia una brava persona. Oggi conosco anche persone che vivono nel centro per i rifugiati. Se incontrassi il vecchio me stesso in un forum forse litigheremmo. Strano come le cose possano cambiare in questo modo”.
Questa rubrica è stata pubblicata il 26 maggio 2017 a pagina 5 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
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