Si sveglia ogni mattina alle 5.30 e per prima cosa accende la tv sui canali di notizie. Poi prende l’iPhone e comincia a twittare. Il New York Times ha intervistato sessanta tra deputati, collaboratori e amici di Donald Trump per cercare di tracciare un profilo delle abitudini quotidiane e dello stile di vita della persona che sta ridefinendo il ruolo di presidente degli Stati Uniti.

Ne viene fuori il ritratto di un uomo spesso insicuro e alla ricerca dell’approvazione degli altri, ossessionato dalla sua immagine sui mezzi d’informazione, con continui sbalzi d’umore, sorpreso quando in tv parlano di lui, convinto che liberal e giornalisti vogliano distruggerlo. Molte delle persone intervistate hanno messo in dubbio la capacità e la volontà del presidente di distinguere tra bufale e notizie verificate. Anche per questo il capo dello staff, il generale in pensione John Kelly, cerca di filtrare le informazioni che arrivano a Trump, che ogni giorno passa almeno quattro ore davanti alla televisione.

Kelly ascolta anche le telefonate del presidente attraverso il centralino della Casa Bianca. E quando qualche chiamata sfugge al suo controllo, richiama l’interlocutore per assicurarsi che Trump non abbia fatto promesse impossibili da mantenere. All’inizio molti pensavano che dietro le scelte e i comportamenti del presidente ci fosse una strategia, ormai si sono convinti che non è così: è la battaglia per l’autoconservazione combattuta da un uomo persuaso che, se i suoi toni hanno funzionato in campagna elettorale, possono funzionare anche alla Casa Bianca.

A questo punto del mandato, Trump è il più impopolare dei presidenti degli Stati Uniti: solo il 32 per cento degli americani è d’accordo con lui. Ma sembra avere l’approvazione della borsa di Wall street, che la settimana scorsa ha toccato un nuovo record.

Questa rubrica è stata pubblicata il 14 dicembre 2017 a pagina 7 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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